È arrivata nel pomeriggio di martedì 25 ottobre la lettera di Bruxelles sulla bozza della legge di bilancio italiana. La reazione della Commissione europea è quella attesa dal governo.
L’Europa rileva “distanze sostanziali rispetto agli impegni” presi dall’Italia, contesta il deficit al 2,3 per cento, più alto di quanto promesso inizialmente dal governo, e l’eccessivo ricorso a misure che dovrebbero essere utilizzate solo eccezionalmente.
Bruxelles ha già concesso nuova flessibilità all’Italia accettando un deficit al 2,2 per cento contro l’1,8 per cento promesso, e non ha intenzione di dare il via libera a una legge di bilancio che porti il disavanzo al 2,3 per cento, sforando per l’ennesima volta gli accordi.
Il governo italiano sostiene che il decimale di deficit strappato in più dal governo italiano, che vale 1,6 miliardi di euro, è dovuto alle spese eccezionali per affrontare l’emergenza migranti e il terremoto che ha colpito il centro Italia.
“Il saldo strutturale è molto sotto lo 0,6 per cento richiesto. L’Italia invii chiarimenti su sisma e migranti entro giovedì 27 ottobre”, si legge nel testo firmato dal commissario europeo per gli affari economici Pierre Moscovici.
Nonostante i rilievi, il ministro dell’economia Pier Carlo Padoan ha annunciato l’intenzione del governo di non cambiare la manovra.
“L’Europa ci aiuti sui migranti o il governo è pronto a porre il veto sul bilancio Ue del 2017. Vado avanti non per me, ma per l’Italia”, ha detto il presidente del consiglio Matteo Renzi.
“L’Italia ha beneficiato di una flessibilità significativa secondo le regole del patto di stabilità e crescita sia nel 2015 che nel 2016. Una parte di questa flessibilità, soprattutto nell’ambito delle clausole di sugli investimenti e le riforme strutturali, è stata concessa a condizione che l’Italia facesse uso di questo per aumentare gli investimenti, progredire nel’agenda delle riforme strutturali, presentare piani credibili per realizzare gli aggiustamenti di bilancio nel 2017”, si legge nella lettera.
Ma gli impegni di medio periodo che il governo si è assunte lo scorso maggio non sono stati pienamente rispettati e Bruxelles ora chiede il conto all’Italia.
Tuttavia il presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker non vuole la rottura: si profila un difficile negoziato, ma il giudizio conclusivo arriverà comunque solo dopo l’appuntamento cruciale del referendum del 4 dicembre sulla riforma costituzionale.
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