La nomina di Enrico Letta a presidente del consiglio ha colto di sorpresa la stampa estera. I principali quotidiani internazionali avevano infatti puntato sul ritorno di Giuliano Amato, ma si sono trovati un “giovane” di 46 anni moderato e filo-europeo. Peter Weber su The Week riporta alcuni dei commenti dei media esteri.
Quella di Napolitano “è stata una scelta fatta per compiacere i mercati finanziari e i partner internazionali di Roma”. Membro della élite politica europea da molti anni, con un inglese fluente e una solida conoscenza di economia, Letta è il secondo più giovane primo ministro italiano dalla seconda guerra mondiale. Capace di trasmettere serietà e responsabilità”, scrive il giornalista di Reuters Gavin Jones.
Letta è forse una delle poche figure della politica italiana in grado di formare un governo di coalizione duratura. Fa infatti parte dall’ala moderata del Partito democratico, ha iniziato la sua carriera con la defunta Democrazia Cristiana e suo zio, Gianni Letta, è il braccio destro dell’ex primo ministro Silvio Berlusconi.
Formare un governo stabile non sarà impresa facile, con Berlusconi che avanza condizioni, il Pd profondamente fratturato, e il movimento di Grillo che mira a smantellare il sistema. Ma ci sono alcuni punti di accordo tra i gruppi, in particolare, il desiderio di alleggerire la pressione fiscale. Se Letta ” riuscisse a superare gli ostacoli, a far passare la riforma della legge elettorale e introducesse misure per stimolare l’economia, avrebbe tutte le credenziali per essere una figura dominante nella politica italiana per i prossimi dieci anni”, sostiene Gavin Jones.
Le probabilità di successo per il nuovo primo ministro non sono elevate, commentano Andrew Frye e Alessandra Migliaccio su Bloomberg News e aggiungono che “il vero vincitore in questa sfida è Berlusconi. Infatti il governo di Letta potrà rimanere in carica o cadere a seconda dei voleri del Cavaliere. In caso di fallimento Napolitano indirà nuove elezioni, e la popolarità di Berlusconi nei sondaggi d’opinione è cresciuta molto dall’ultimo voto.
“È innegabile che questa sia una vittoria per Berlusconi”, dichiara al New York Times il professor Giovanni Orsina della Luiss Guido Carli di Roma, “Ha ottenuto quello che aveva chiesto, dalla rielezione di Napolitano a un governo di grande coalizione”. Ma anche se Berlusconi è “l’ago della bilancia”, commenta Rachel Donadio sul Nyt, “ha comunque un partito frammentato, tenuto insieme solo dalla forza della sua personalità”.
La vera sfida/ opportunità di Letta, è quella di utilizzare la sua giovane età per cambiare il sistema politico disfunzionale in Italia, riuscendo a convincere gli elettori che ci si sta avviando verso un cambiamento. Non sarà facile, sostiene la Donadio. “Anche se Letta è uno dei leader europei più giovani, è nella posizione di essere considerato più come un candidato di compromesso che come un politico della nuova-guardia, una giovane facciata di un edificio politico sul punto del collasso”.
“Come nel caso dell’attuale governo greco, una coalizione di tre partiti, in cui nemici storici di sinistra e di destra si sono uniti insieme per paura dell’estinzione, Letta è potenzialmente l’ultimo spiraglio di un ciclo politico che in Italia ha avuto inizio nel primi anni Novanta, con il crollo dell’ordine politico del dopoguerra e l’ascesa in politica di Berlusconi”.
L’articolo si conclude citando Stefano Folli del Sole 24 Ore: ” Enrico Letta deve dimostrare di possedere una forte personalità politica, perché è molto arduo governare con Berlusconi, senza essere messi in una situazione difficile “.
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