Il prossimo 14 settembre entrerà in vigore la legge sugli sprechi alimentari, approvata lo scorso 2 agosto in via definitiva dal senato e già passata alla camera lo scorso 17 marzo. La legge 166 del 2016 regola la donazione e la distribuzione di prodotti alimentari e farmaceutici a fini di solidarietà sociale e per la limitazione degli sprechi.
Obiettivo della nuova norma è la riduzione degli sprechi nelle fasi di produzione, trasformazione, distribuzione e somministrazione dei prodotti.
La donazione gratuita di eccedenze alimentari viene consentita anche oltre il temine minimo di conservazione, purché siano garantite l’integrità dell’imballaggio e idonee condizioni di conservazione. Sia i donatori che i riceventi, ovvero Onlus, le mense o altre organizzazioni solidali che distribuiscono i beni, devono garantire che i prodotti siano conservati, trasportati e consegnati in buono stato.
Gli operatori del settore alimentare possono cedere gratuitamente le eccedenze alimentari a soggetti donatari i quali possono ritirarle direttamente o incaricandone altro soggetto donatario.
Le cessioni gratuite di eccedenze alimentari da parte degli operatori del settore alimentare devono essere destinate principalmente al consumo da parte degli indigenti. Se le eccedenze non sono più adatte al consumo umano possono però essere usate come cibo per animali o per il compostaggio.
La legge prevede inoltre benefici fiscali per chi cede a titolo gratuito prodotti alimentari agli indigenti. Infatti per incentivare chi dona, i comuni possono applicare una riduzione della Tari – la tassa sui rifiuti – proporzionata alla quantità delle donazioni.
Il testo normativo è esplicito anche per quanto riguarda la sensibilizzazione della società al tema dello spreco. “Il ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali, di concerto con i ministeri del Lavoro e delle politiche sociali, della Salute e dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare, promuove campagne nazionali di comunicazione dei dati raccolti in tema di recupero alimentare e di riduzione degli sprechi, anche al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica e le imprese sulle conseguenze negative degli sprechi alimentari, con particolare attenzione ai temi del diritto al cibo, dell’impatto sull’ambiente e sul consumo di risorse naturali e alle possibili misure per il contrasto degli sprechi medesimi”, si legge nel testo.
Per ridurre gli sprechi alimentari anche nel settore della ristorazione le regioni possono stipulare accordi o protocolli d’intesa per promuovere comportamenti responsabili per dotare i ristoratori di contenitori riutilizzabili, realizzati in materiale riciclabile, per consentire ai clienti di portare a casa i propri avanzi.
Si menzionano inoltre gli enti gestori di mense scolastiche, aziendali, ospedaliere, sociali e di comunità, dal momento che saranno varate linee guida per prevenire lo spreco anche in questi ambiti, dove giornalmente vengono preparate quantità di cibo superiori al necessario.
È inoltre istituito un fondo, con una dotazione di un milione di euro per ciascuno degli anni 2016, 2017 e 2018, destinato al finanziamento di progetti innovativi, anche relativi alla ricerca e allo sviluppo tecnologico nel campo della shelf life (la vita del prodotto sullo scaffale) dei prodotti alimentari.
L’Italia è il secondo paese in Europa ad adottare un simile provvedimento. Il 4 febbraio, infatti, anche la Francia aveva approvato una legge contro gli sprechi, ma se in Italia si è scelto di imboccare la via degli incentivi e della semplificazione burocratica, Parigi aveva deciso di sanzionare gli sprechi con multe salate (fino a 75mila euro) e pene detentive (fino a due anni).
In Italia esisteva già una legge che in qualche modo si occupava di favorire la donazione di cibo agli indigenti. Secondo la legge 155 approvata il 16/07/2003 – Disciplina della Distribuzione dei prodotti alimentari a fini di solidarietà sociale, “le organizzazioni riconosciute come organizzazioni non lucrative di utilità sociale che effettuano, a fini di beneficenza, distribuzione gratuita agli indigenti di prodotti alimentari, sono equiparate, nei limiti del servizio prestato, ai consumatori finali, ai fini del corretto stato di conservazione, trasporto, deposito e utilizzo degli alimenti”.
Questa legge era stata pensata per incoraggiare le donazioni di cibo pronto e non consumato che altrimenti verrebbe gettato anche nell’ambito della ristorazione, e per facilitare l’attività delle organizzazioni che distribuiscono pasti e generi alimentari agli indigenti, in modo gratuito. La norma, equiparando le Onlus che effettuano, a fini di beneficenza, distribuzione gratuita al consumatore finale, le sollevava da tutti quegli oneri burocratici che rendevano complicata l’assistenza agli indigenti nell’ambito del cibo.
In Italia vengono prodotte in un anno circa 5,6 milioni di tonnellate di eccedenze alimentari, intese come cibo che viene realizzato, trasformato, distribuito o preparato per il servizio ma che per varie ragioni non viene venduto o consumato, un quantitativo che risulta pari a circa un sesto di quanto viene consumato alla fine della catena, si legge nella ricerca del Politecnico di Milano e del Banco Alimentare “Surplus food management“.
In Italia lo spreco di cibo costa lo 0,5 per cento del Pil, oltre 8 miliardi di euro. È quanto emerge in ‘Primo non sprecare’, del Parco Biodiversità di Expo, tappa della campagna ‘Un anno contro lo spreco 2015’ di Last Minute Market. In Italia ogni anno finiscono tra i rifiuti dai 10 ai 20 milioni di tonnellate di prodotti alimentari, per un valore di circa 37 miliardi di euro.
Secondo l’Osservatorio sugli sprechi, a livello domestico in Italia si sprecano mediamente il 17 per cento dei prodotti ortofrutticoli acquistati, il 15 per cento di pesce, il 28 per cento di pasta e pane, il 29 per cento di uova, il 30 per cento di carne e il 32 per cento di latticini.
L’infografica di TPI che riassume il contenuto della nuova legge sugli sprechi alimentari: