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    Emilia-Romagna, dopo 39 ore di discussione passa la legge contro l’omofobia: è record

    Credit: Facebook
    Di Clarissa Valia
    Pubblicato il 27 Lug. 2019 alle 17:25 Aggiornato il 27 Lug. 2019 alle 17:45

    Nella notte tra venerdì 26 e sabato 27 luglio 2019 si è tenuta una maratona lunga 39 ore per arrivare all’approvazione della legge anti discriminazioni cosiddetta legge anti omofobia in Emilia Romagna. Alle 3.35 si è chiuso il voto dopo 1.787 emendamenti. È record.

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    Il provvedimento contro le discriminazioni e le violenze determinate dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere discusso in nell’Assemblea legislativa dell’Emilia Romagna ha ottenuto il sì da Pd, Cinquestelle, Sinistra italiana e Misto (Prodi e Sassi). No da Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia.

    La discussione sulla legge era iniziata martedì mattina, mentre la fase delle votazioni (1.787 gli emendamenti presentati, in gran parte da Fdi) nel pomeriggio di giovedì per proseguire ininterrottamente fino, appunto, alle tre e trenta di questa mattina: un confronto che si è protratto per oltre trentanove ore.

    Alle 3.35 il voto, dopo una maratona con 1.787 emendamenti, ma le polemiche non sono finite.

    I consiglieri di Fratelli d’Italia hanno intenzione di riproporre gli stessi emendamenti sulla maternità surrogatapresentati in aula dall’ala cattolica del Partito Democratico in primavera, che avevano causato forti divisioni interne ai dem.

    Cosa prevede la legge regionale contro l’omofobia

    La legge regionale contro l’omotransfobia è una legge per contrastare la violenza contro le persone gay, trans, lesbiche, bisessuali, queer, intersessuali: sostenendo anche economicamente in particolar modo le associazioni impegnate nel contrastare questi fenomeni e dando aiuto a chi ne diventa vittima.

    La legge ha un percorso travagliato, che mette in evidenza le difficoltà e le divisioni sul tema, non solo nel centrodestra. Il dibattito sulla legge si era arenato per la prima volta in commissione Parità della Regione il 10 aprile a causa di un emendamento presentato dall’ala cattolica del Pd contro la maternità surrogata che aveva spaccato il gruppo dei democratici e la maggioranza e aveva fatto infuriare la comunità Lgbti.

    Prevede un percorso di sensibilizzazione e formazione culturale su queste tematiche che coinvolge anche le scuole e tutti gli operatori.

    Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia-Romagna, si dice soddisfatto: “La dignità delle persone non si ferma con l’ostruzionismo. L’Emilia-Romagna fa un passo avanti importante sul terreno dei diritti, affermando il diritto alla piena autodeterminazione di ogni persona in ordine al proprio orientamento sessuale e alla propria identità di genere. Fissiamo un principio che mai deve essere messo in discussione, e cioè che ogni persona vale in quanto tale, per ciò che è”.

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