La Cassazione ha reso note le motivazioni in base alle quali ha accolto il ricorso della procura di Genova per l’avvio del sequestro di “qualsiasi somma di denaro” riferibile alla Lega Nord.
Il riferimento è a tutti i conti bancari, libretti e depositi appartenenti al partito, che saranno sequestrati fino a raggiungere la somma di 49 milioni di euro.
La decisione dei giudici si basa sulla sentenza, pronunciata dal tribunale di Genova un anno fa nei confronti di Umberto Bossi e di Francesco Belsito, ex tesoriere della Lega Nord.
I due sono accusati di truffa allo Stato in merito ai rimborsi elettorali e sono stati condannati rispettivamente a 2 anni e mezzo e a 4 anni e 10 mesi.
In quell’occasione era già stato predisposto dai giudici di Genova la confisca diretta di quasi 49 milioni di euro come “somma corrispondente al profitto, da tale ente percepito, dai reati per i quali vi era stata condanna”.
Il 4 settembre 2017 era quindi stato disposto il sequestro preventivo con l’obiettivo di confiscare al partito la somma di 49 milioni di euro.
Ad oggi, però, erano stati sequestrati solo 2 milioni.
Inizialmente, la richiesta del pm di estendere l’esecuzione del sequestro non era stata accolta dal Riesame. La Cassazione, tuttavia, ha deciso di rinviare il caso perché venga nuovamente esaminato.
Secondo quanto stabilito dai giudici, la Guardia di finanza è autorizzata a bloccare i conti della Lega grazie al decreto di sequestro che era stato emesso il 4 settembre 2017 dal pm di Genova.
Non è quindi necessario un nuovo provvedimento per bloccare le somme che sono state trovate sui conti del partito successivamente.
Il legale della Lega, Giovanni Ponti, ha criticato la decisione dei giudici.
Secondo l’avvocato, le uniche somme che possono essere sottoposte a sequestro sono quelle che erano state trovate sui conti “al momento dell’esecuzione del sequestro”.
Di conseguenza, continua il legale, “le richieste del pm di procedere anche al sequestro delle somme depositande è inammissibile”.
La confisca delle “somme future”, secondo l’avvocato della Lega, può essere chiesto solo in occasione del processo di appello.
Secondo quanto afferma la Cassazione, però, i soldi sui conti potrebbero non essere stati trovati al momento del decreto “per una impossibilità transitoria o reversibile”.
A giugno del 2018 è stata riaperta l’indagine della procura di Genova sui conti della Lega.
I pubblici ministeri liguri hanno avviato una rogatoria internazionale per capere dove fossero finiti 3 milioni di euro rientrati in Italia dal Lussemburgo e segnalati dalla Banca d’Italia dopo le elezioni politiche del 4 marzo.
In particolare, i magistrati stavano indagando se questo denaro fosse stato movimentato da persone collegabili al Carroccio e se si trattasse di una fetta del tesoro del partito guidato da Matteo Salvini: 48 milioni che non sono mai stati trovati.
Il 26 luglio 2017 il Tribunale di Genova ha condannato in primo grado Umberto Bossi e l’ex tesoriere della Lega Francesco Belsito rispettivamente a due anni e mezzo e quattro anni e dieci mesi per truffa ai danni del Parlamento per i rimborsi elettorali.
Venne quindi deciso il sequestro di 48 milioni di euro a titolo risarcitorio, ma nei conti del Carroccio ne vennero trovati solo 2.