I giudici del Riesame di Genova hanno accolto, giovedì 6 settembre, il ricorso della procura del capoluogo ligure, dando il via libera al sequestro dei fondi della Lega, al fine di recuperare i 49 milioni di euro di rimborsi elettorali.
È questa la somma relativa alla truffa per cui è stato condannato in primo grado l’ex segretario Umberto Bossi e l’ex tesoriere Francesco Belsito.
La sentenza era molto attesa e potrebbe avere conseguenze pesanti sul destino del partito.
La vicenda ha acceso il dibattito nel centrodestra e, nei giorni precedenti alla decisione del Riesame, trapelavano le indiscrezioni sulla possibile nascita di un nuovo partito come strumento utile sia per evitare il sequestro sia eventualmente per unire esponenti in crisi con Forza Italia.
Toni allarmistici erano stati usati in particolare dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti che, intervistato dal direttore del sito del Fatto Quotidiano Peter Gomez, aveva affermato: “Se il tribunale del Riesame deciderà di requisire tutti i futuri proventi che affluiscono nelle casse della Lega, e che sostanzialmente sono i versamenti dei parlamentari e dei consiglieri, è evidente che il partito non potrà più esistere perché non avrà più soldi”.
Intervenuto alla Berghem Fest di Alzano Lombardo, in provincia di Bergamo, il ministro dell’Interno Salvini, a proposito della sentenza e dell’ipotesi che la Lega cambi nome, aveva dichiarato: “Noi non facciamo politica in base ai soldi e alle sentenze di questo o di quel magistrato. Abbiamo un programma di governo e quello rispettiamo. A tasche piene o a tasche vuote, colpevoli o innocenti”.
“Il nome Lega non si tocca. La Lega c’è e ci sarà, coi soldi o senza, con condanne o senza. Perché la Lega è il popolo e il popolo non lo ferma nessuno. Preferisco avere cervello pieno e le tasche vuote e non come il Pd che ha le tasche pieno e il cervello vuoto”, ha sottolineato il leader del partito.
Sulla questione si era espresso anche il pm di Genova, Francesco Cozzi, che, intervistato dal Corriere della Sera, aveva affermato che con un nuovo partito nessuno potrebbe aggredire i versamenti futuri.
“Di fronte a un nuovo soggetto giuridico completamente autonomo, non potremmo fare nulla rispetto ai versamenti futuri. Anche se il neonato partito è erede del precedente dal punto di vista ideologico e politico. Bisogna sempre valutare la continuità giuridica per procedere e in questo caso salterebbe”, aveva osservato il magistrato.
Tuttavia la Lega, sia politicamente sia giuridicamente, si era presentata alle elezioni del 4 marzo già come un partito diverso rispetto a quello di Umberto Bossi. Infatti, i parlamentari eletti sono già iscritti a un altro soggetto giuridico registrato, la “Lega per Salvini premier”.
Leggi l'articolo originale su TPI.it