Giulio Terzi di Sant’Agata ha rassegnato ieri le sue dimissioni da ministro degli Esteri in risposta alle critiche provocate dalla gestione del caso dei due marò, traferiti in India il 21 marzo scorso per essere processati. La vicenda di Salvatore Girone e Massimiliano Latorre è iniziata nel febbraio 2012 quando i due fucilieri di marina, in servizio sulla petroliera Enrica Lexie, furono accusati dell’uccisione di Jelestine Valentine e Ajesh Binki, due pescatori indiani scambiati per pirati.
I nervosismi diplomatici sono però culminati l’11 marzo scorso, quando il Ministero degli Esteri ha comunicato al governo indiano che la scadenza del permesso rilasciato dalla Corte suprema, per permettere ai militari di partecipare alle elezioni politiche di febbraio, non sarebbe stata rispettata. La nota ha scatenato reazioni furenti in India e in particolare dal primo ministro Singh.
Il governo si è spinto al punto d’impedire all’ambasciatore Daniele Mancini l’allontanamento dal Paese, affinché potesse rendere testimonianza di fronte alla Corte Suprema del tradimento della promessa, garantita ai più alti livelli diplomatici, di riportare in India gli imputati entro la scadenza del permesso. La minaccia di gravi ricadute politiche e, più prosaicamente, commerciali ha portato il Ministero degli Esteri a più miti consigli: un giorno prima che scadesse il permesso e si aprisse formalmente uno scontro giuridico tra i due Paesi, i marò sono stati riconsegnati a Nuova Delhi.
A uscirne in pezzi è stata l’immagine della diplomazia italiana, pronta a tradire la parola data alla prima occasione utile e poi costretta a tornare sui suoi passi dopo avere valutato erroneamente i rapporti di forza tra il terzo Paese di un’eurozona in crisi e una potenza mondiale in fieri. Secondo “fonti informate” la scelta di trattenere i marò ha prodotto grandi spaccature in un governo già dimissionario, tanto da spingere diversi esponenti ad addossare la responsabilità per la “boutade” unicamente all’ormai ex-ministro. Questa tesi, smentita flebilmente dagli interessati, può aver trovato conferma ieri, nella giornata delle dimissioni dell’ex ambasciatore negli Stati Uniti.
L’Ansa riporta lo sconcerto di Napolitano alla notizia delle dimissioni irrituali, di cui non era stato informato. Lo stesso ministro alla Difesa, Giampaolo Di Paola, che è intervento nella conferenza stampa tenuta da Terzi, non ha difeso la scelta del suo collega, affermando che un gesto simile da parte sua avrebbe significato abbandonare la nave in difficoltà (Di Paola è un ammiraglio) e venire meno alla promessa data a Girone e Latorre.