Lauree professionalizzanti | decreto | elenco | quali sono
Le lauree professionalizzanti servono per avvicinare sempre di più il mondo dell’università a quello del lavoro.
I corsi di laurea professionalizzanti in Italia inizieranno a partire da ottobre 2018, con i primi quindici corsi con classi da circa cinquanta studenti.
Una ricerca svolta nel 2016 da Almalaurea, consorzio che monitora la realtà universitaria italiana, ha dimostrato che il 43 per cento dei laureati italiani non ha avuto esperienze di tirocini o di lavoro durante gli studi.
Questo risultato porta alla luce un ritardo nella formazione più pratica e professionalizzante degli studenti italiani rispetto a quelli europei.
Le lauree professionalizzanti nascono per sopperire a questo problema. Sono dei corsi brevi che prevedono due anni di formazione universitaria e un anno di tirocini; almeno un terzo delle ore deve essere dedicata alla pratica.
Il progetto delle lauree professionalizzanti si pone l’obiettivo di assicurare effettivi sbocchi occupazionali a un anno dalla laurea per l’80 per cento dei laureati.
Per il momento i posti non saranno più di 600, questo perché le università possono dare il via a un solo nuovo corso di laurea professionalizzante per ogni singolo anno accademico.
Le università, per attivare questi corsi, devono stipulare delle convenzioni con le aziende e con gli ordini professionali dove gli studenti svolgeranno i tirocini.
I corsi sono a numero chiuso perché si pongono come fine ultimo le assunzioni degli studenti, e i tirocini nell’ultima fase del percorso sono garantiti.
Il titolo di studio che si ottiene con la laurea professionalizzante al momento non è abilitante, non vale cioè per accedere agli ordini professionali.
Il decreto
Il decreto sulle lauree professionalizzanti è stato preparato dall’ex ministra Stefania Giannini, e successivamente firmato dall’attuale ministra dell’istruzione Valeria Fedeli.
Le perplessità e le discussioni sulle laurea professionalizzanti nascono dalla competizione che potrebbero generare con gli Its, gli istituti tecnici superiori che al momento costituiscono l’unico sbocco alternativo alla laurea tradizionale.
Ma un accordo tra gli Its e i rettori universitari ha portato all’avvio del percorso delle lauree professionalizzanti. Qui il pdf.
Gli atenei potranno istituire questo genere di corsi di laurea per quelle professioni regolate da ordini.
In questo modo gli Its potranno continuare a formare i tecnici, mentre le università formeranno super-periti industriali, chimici, esperti di agraria e agrotecnica e anche guide turistiche o esperti di cantieri e scavi archeologici.
“I corsi offerti dagli atenei dovranno consentire alle studentesse e agli studenti una rapida qualificazione professionale. Si potranno creare partenariati con i collegi e gli ordini professionali per l’attivazione dei percorsi. Si tratta di una novità importante e molto attesa” ha commentato Fedeli.
Elenco dei corsi
I corsi per l’anno accademico 2018/2019 per adesso sono 15, suddivisi in tre aree e attivati a Nord e Sud Italia: Ingegneria, Edilizia e Territorio, Energia e Trasporti.
Quali sono
Bologna (Ingegneria meccatronica);
Modena (Ingegneria per l’industria intelligente);
Bolzano (Ingegneria del legno);
Salento (Ingegnerie delle tecnologie industriali);
Napoli (Gestione del territorio; Conduzione del mezzo navale; ingegneria meccanica), Bari (Gestione del territorio);
Firenze (Tecnologie e trasformazioni avanzate per il settore legno, arredo ed edilizia);
Padova (Tecniche e gestione dell’edilizia e del territorio);
Politecnica delle Marche (Tecnico della costruzione e gestione del territorio);
Udine (Tecniche dell’edilizia e dell’ambiente);
Siena (Agribusiness);
Palermo (Ingegneria della sicurezza);
Sassari (Gestione energetica e sicurezza).
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