Alle elezioni europee di maggio 2019 Laura Boldrini punta a presentarsi con una lista unitaria di matrice progressista. Secondo l’ex presidente della Camera, oggi deputata di Liberi e Uguali, di questa lista dovrebbe far parte anche il Partito democratico.
In quest’ottica, la vittoria di Nicola Zingaretti alle primarie del Pd è stata accolta da Boldrini come una buona notizia. Il neo-segretario dem, infatti, in campagna elettorale ha più volte aperto alla possibilità di andare alle urne con uno schieramento aperto, dicendosi pronto anche a rinunciare al simbolo del partito.
Nell’ampio campo del centrosinistra, peraltro, l’ex presidente della Camera non è l’unica ad auspicare una lista unitaria in vista delle europee. Anche Carlo Calenda, ex ministro dello Sviluppo economico, vuole dar vita a un listone unico, ma il suo progetto sembra diverso da quello di Boldrini, ponendosi come più orientato verso un elettorato centrista-moderato.
TPI ha parlato con Laura Boldrini di questi lavori in corso e dei possibili scenari futuri.
È bello vedere che tante persone accettano di stare in fila in attesa di poter esprimere il proprio convincimento in merito al nuovo segretario di un partito: un esercizio di democrazia e di trasparenza che ho apprezzato, anche perché arrivava il giorno dopo la grande manifestazione di Milano. È stata una due giorni di riscossa di un’Italia che si sta riorganizzando per mettere in piedi un’alternativa. Il dato sull’affluenza alle primarie del Pd mi ha colpito positivamente, perché gli osservatori e le fonti stesse del Pd parlavano di un milione: vedere quasi il doppio dei votanti è stata una sorpresa credo per tutti.
Zingaretti è una persona che ha sempre mandato avanti il messaggio dell’apertura, dell’allargamento: governa nel Lazio con una compagine aperta, è una persona radicata nel territorio. Mi sembra sia la figura di cui oggi ci sia bisogno per tenere insieme tante sensibilità diverse in un’ottica di cambiamento e di rinnovamento. Lui l’ha già detto: bisogna aprire a quei mondi che non si sono sentiti centrali nell’agenda politica del Pd.
Mi aspetto che per le europee ci sia la possibilità di fare ciò che propongo dall’estate scorsa: fare una lista unitaria in cui siano coinvolte tutte le forze sociali, dal lavoro all’ambientalismo, ai sindaci, fino al mondo Lgbt e quello del femminismo. Occorre elaborare un programma capace di mettere al centro le istanze che sono state trascurate e dare rappresentanza. Se questo si farà sarà molto positivo per il paese, perché alimenterà entusiasmo e partecipazione, cose di cui c’è molto bisogno oggi.
Ogni processo di cambiamento reale è difficile. Ma davanti abbiamo un governo che sta facendo molto male al paese, quindi non bisogna fare troppi distinguo: con senso di responsabilità ognuno deve capire che deve rinunciare a qualcosa per ridare al paese un’alternativa concreta e reale. Le persone ci chiedono a tutti la stessa cosa: unità unità unità.
Gli ho mandato un messaggio per congratularmi. Anche stamattina in Translatlantico ho incontrato diversi esponenti del Pd e mi sembra che il passaggio delle primarie sia stato da tutti recepito come positivo, non fosse altro per l’alto numero di persone che sono andate ai gazebo. Le primarie sono un bell’esercizio democratico, ma a volte possono anche creare delle lacerazioni, come accaduto in passato. Mi ha fatto piacere vedere che questa volta i tre candidati sono stati rispettosi delle reciproche diversità.
Io adesso mi adopero per questo progetto di alleanza aperta per le europee: questo adesso è il mio obiettivo.
Non dico ‘tu sì tu no’. Dobbiamo essere capaci di evitare discorsi ad escludendum. Compatibilmente con un programma che dovrà recepire le istanze che sono state trascurate, bisogna cercare di unire il più possibile. Nel manifesto di Calenda mi sembra ci siano molti principi generali su cui si può convergere. Sicuramente bisogna superare l’austerità e fare gli investimenti.
Dopodiché io vorrei che fossero centrali le istanze ambientaliste, il fatto che deve esserci una armonizzazione fiscale tra i paesi dell’Ue, la centralità dei diritti, una gestione dell’immigrazione che sia effettivamente condivisa. E poi c’è la partita digitale: bisogna tassare i giganti del web e usare il ricavato per finanziare il social pillar.
L’Europa deve diventare l’entità che distribuisce benessere e non lascia indietro nessuno, deve essere percepita dai cittadini come una madre capace di dare e non come una matrigna. Ma per fare questo serve un’agenda progressista capace di portare avanti questi temi. Non si può pensare solo ai conti: i conti sono importanti, ma esistono anche le persone.
Zingaretti ha voluto mettere il dito nella piaga, cioè nelle contraddizioni di questo governo: non si può accettare l’idea che il paese sia sospeso sulle questioni che lo riguardano perché quelli che stanno al governo non trovano la quadra. Si decide per il no, si decide per il sì? Sulla Tav io sono laica, ma si decida.
Tra gli elettori M5S molti sono i delusi per la scelta di consegnarsi a Salvini: tante di quelle persone oggi vorrebbero un’alternativa. Se il Pd e le forze che possono convergere con il Pd saranno all’altezza di offrire un progetto diverso di società rispetto a quello della Lega, allora io penso che queste persone naturalmente saranno intenzionate a tornare a votare a sinistra.
Questi sono equilibri che finora Zingaretti ha saputo gestire: il segreto è riuscire a contemperare tutte le varie sensibilità in un’ottica di superamento del passato. Occorre voltare pagina, per dirla con le parole del neo-segretario del Pd. Questo non vuol dire che qualcuno deve essere cacciato via: si può voltare pagina anche con chi è stato protagonista di un altro capitolo.
No, non mi sento sola. Ora si entrerà nel vivo, le primarie ci sono appena state. Ma Zingaretti l’ha già detto: lista aperta, unitaria, allargata, addirittura ha detto che non farà del simbolo un tabù.
A me non pare che sia così. Quello che io ho in mente non è un insieme di simboli, ma un progetto politico corale, in cui le forze sociali che non sono state centrali negli ultimi anni abbiano invece protagonismo. Non è mera tattica, ma un progetto politico che passa attraverso la società.
Sì, va oltre. È un’iniziativa più innovativa e più ambiziosa.
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