Negli ultimi anni, e negli ultimi mesi in particolare, il dibattito politico si è sempre più spostato sui social network. Ecco perché ogni botta-e-risposta tra un ministro e l’altro a suon di tweet o di post su Facebook diventa oggetto di notizia.
I metodi di comunicazione dei politici sono ormai al centro di analisi approfondite e dibattiti: è la società che cambia e la politica che si adatta. O viceversa. Questo è ancora da stabilire.
Ciò che è noto ormai è il sistema comunicativo di Salvini, chiamato “la bestia”, un sistema informativo personalizzato di cui Luca Morisi è il principale artefice, e che racchiude tutto il meccanismo di viralità e socialità della presenza sul web di Salvini. Secondo i ben informati è lui ad aver inventato l’epiteto “capitano” con cui viene chiamato Salvini dai suoi.
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Negli ultimi tempi, a mettere in crisi “la bestia” è stata Laura Boldrini, ex presidente della Camera, che non si è lasciata intimidire dai tanti post pubblicati dallo staff del vicepremier leghista che la vedevano protagonista.
Tra un tweet e un post su Facebook, la deputata LeU ha sovvertito il sistema che la voleva “vittima passiva”. Ma come ha fatto? TPI ne ha parlato con lei.
“Diciamo che si è raggiunto un punto di saturazione rispetto al bullismo e allo squadrismo digitale di cui Salvini è il primo esponente in questo Paese. Per anni ha usato questi strumenti verso gli avversari politici, era su questo che investiva, sul loro discredito, attaccandoli senza remore, senza argomenti propri, ha creato la propria carriera sul discredito degli avversari, attraverso una macchina in cui lavorano molte persone”, afferma la deputata.
La rete è fatta di persone in carne e ossa che alla lunga si sono stancate di vedere questo sistema di linciaggio.
Per cinque anni ho fatto la presidente della Camera e certo non ho voluto sottrarre tempo per rispondere a Salvini. Questo gli ha dato campo libero. Ad esempio ogni volta che un migrante commetteva un crimine lui faceva l’hashtag #risorseboldriniane e giù migliaia di messaggi feroci di violenza, di odio.
La sua operazione inzialmente può aver fatto breccia nelle persone, ma oggi le cose sono cambiate e non credono più a certe cose. Tanto più che oggi Salvini è al governo e non può continuare a prendersela con qualcun altro. Questo meccanismo si è svelato in tutta la sua falsità.
Ed io, libera dal ruolo istituzione, ho potuto lavorare su una comunicazione ironica.
Non userò mai i suoi strumenti, non voglio arrendermi. Ho preferito altre strade: l’ironia, il sarcasmo, le competenze. Le persone hanno apprezzato la mia coerenza e il fatto che non mi sono fatta intimidire.
Sulla rete si è creato una sorta di cordone spontaneo. E quindi io voglio ringraziare tutti questi ragazzi e ragazze perché si sono uniti nei valori in cui io credo.
Sostengono le mie battaglie, quelle dell’uguaglianza, contro l’ingiustizia sociale, per i diritti.
Lui si esprime solo quando a commettere il crimine è un immigrato, allora diventa femminista, un paladino dei diritti delle donne. Ma se non è un immigrato nemmeno se ne accorge. Tutto questo le persone lo notano.
Dopo un po’ stufa questo atteggiamento da bullo. Stufa questo modo di manipolare l’opinione pubblica.
Quando lui e il suo partito hanno dei problemi, si buttano sull’immigrazione, perché capiscono che quello è un tema su cui polarizzano l’opinione pubblica attraverso la paura.
Quando si parla dei problemi seri degli italiani – come la disoccupazione, l’evasione fiscale, il debito pubblico che aumenta – Salvini e il suo seguito rimangono sforniti di risposte e allora la girano sull’immigrazione.
Le persone hanno capito.
Ognuno risponde a modo suo, ognuno ha il suo stile. Per me sarebbe una sconfitta scendere al suo livello, io porto avanti le mie battaglie sul terreno di un confronto civile, non offendo, non dico parolacce, non faccio sbruffonate, questo è un terreno che lascio a lui. La correttezza è l’arma migliore.
Rivendico di ispirarmi a sentimenti di bontà, solidarietà tra le persone, empatia. Per me il modello di società è basato su questo. Per lui è creare continuamente contrasto, ogni giorno alzare il livello dello scontro. È un uomo cupo, arrabbiato, che non si assume mai le sue responsabilità. Scappa dai processi, se la prende con i più deboli. Ne sta uscendo male da questa esperienza.
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