A pochi giorni dall’approvazione del decreto anti femminicidio da parte del Consiglio dei Ministri italiano, Elisabetta Povoledo per il New York Times ha dato voce alle critiche sorte riguardo alla strategia adottata dal governo.
Secondo alcuni esperti, infatti, il decreto – pur avendo il merito di focalizzare finalmente l’attenzione sulla violenza e gli abusi domestici – mancherebbe il suo bersaglio. Ciò che serve all’Italia non sarebbero leggi più severe, ma una migliore rete di assistenza psicologica, legale ed economica per le donne che decidono di porre fine a una relazione violenta.
Nei suoi 12 punti, la misura aumenta le pene previste per i reati di stalking, violenza sessuale e violenza domestica, e stabilisce forme di protezione per alcune categorie di donne più vulnerabili, comprese quelle non munite di permesso di soggiorno. Per il premier Letta essa costituisce “il segno di un cambiamento radicale sul tema”.
Non tutti sono d’accordo. Barbara Spinelli, un avvocato femminista che ha scritto una relazione sulla violenza domestica per le Nazioni Unite, dice che apportare modifiche al sistema penale senza affrontare la questione di come tutelare le donne vuol dire chiudere gli occhi davanti alla realtà. Ciò che serve, secondo lei, sono delle riforme strutturali.
Un problema che il decreto non affronta, ad esempio, è quello di fornire accoglienza alle donne maltrattate. A Roma il principale luogo in cui esse possono rifugiarsi è un appartamento da tre stanze vicino gli studi televisivi di Cinecittà. La struttura dovrebbe coprire le esigenze dell’intero Lazio e del centro Italia, ma non può accogliere più di tre donne per volta e per una settimana al massimo.
Secondo le raccomandazioni di una task force del Consiglio d’Europa, i paesi europei dovrebbero avere un posto di accoglienza per ogni 10.000 residenti, riporta il New York Times. Con questa misura, l’Italia dovrebbe avere circa 5.700 posti disponibili per le donne nei rifugi a livello nazionale, ma al momento ne conta solamente 500.
“Il messaggio che arriva alle vittime è: stai a casa, perché se te ne vai non c’è nulla, o molto poco, che possa aiutarti”, afferma Emanuela Donato, che lavora per “SOS Donna H24”, il servizio di assistenza 24 ore al giorno per le vittime di violenza domestica.
Secondo uno studio realizzato da Eures, un’agenzia dell’Unione europea che controlla gli affari sociali, tra il 2000 e il 2012 sono state 2.200 le donne assassinate in Italia. In media si tratta circa di un omicidio ogni due giorni. Di queste il 75 per cento è stato ucciso dal partner o dall’ex partner. Le Nazioni Unite riportano inoltre, che il 90% delle donne italiane stuprate o che hanno subito abusi, non si è rivolta alla polizia.