Su Le Figaro, quotidiano francese conservatore, Cyrille Louise scrive che l’elezione del presidente della Repubblica “potrebbe essere ancora più carica di conseguenze delle legislative del 24 e 25 febbraio. Dal futuro capo dello Stato dipenderà infatti, con ogni probabilità, l’avvenire politico di Silvio Berlusconi e, di conseguenza, quello del Paese”.
Se il nuovo inquilino del Quirinale indicesse nuove elezioni, Berlusconi potrebbe “risorgere ancora una volta dalle sue ceneri: recenti sondaggi lo piazzano infatti nettamente in testa nelle intenzioni di voto, al 32,5 per cento contro il 29 per cento del centrosinistra”. Riconquistata una posizione di forza, riuscirebbe più facilmente a contenere “gli assalti della giustizia”, per esempio cercando di far passare una legge sull’immunità penale.
Ma se il nuovo presidente deciderà di dare altre chances alla presente legislatura, magari riuscendo in qualche modo a far nascere un governo, allora “l’avvenire di Berlusconi si farà cupo”. Una serie di sentenze sono in arrivo, dal processo Mediaset alla vicenda Ruby; e “una condanna definitiva segnerebbe la sua fine politica”.
In questo contesto, chi succederà a Napolitano diventa una questione di vita o di morte per Berlusconi. E non a caso i suoi, nota l’articolo, si stanno mobilitando: “Decisi a fare blocco dietro al loro capo, i quadri del Pdl hanno fatto sapere che non accetterebbero l’elezione di un presidente a lui troppo apertamente ostile. Quando il nome di Romano Prodi è stato proposto da alcune figure del Pd, hanno perfino minacciato a mezza voce di scendere in strada per prendere le difese del Cavaliere”.
Citando Stefano Folli, editorialista del Sole 24 Ore, Louise parla di “una radicalizzazione della destra italiana. Come se Berlusconi, offeso dall’irruzione spettacolare di Grillo nel mezzo della scena, si rifiutasse di cedergli il ruolo di vedette”.