Quasi un milione di giovani italiani di seconda generazione non potrà votare alle elezioni del 4 marzo perché non ha la cittadinanza. Ma ci sono anche molti giovani italiani, cosiddetti di seconda generazione, che a quel voto prenderanno parte, nella maggior parte dei casi per la prima volta nella loro vita.
Verso quale coalizione o partito rivolgeranno le loro preferenze? E secondo quali criteri? La risposta non è né banale, né scontata.
Esperance Hakuzwimana Ripanti, 26 anni, è nata in Ruanda, all’età di quattro anni è stata adottata da una coppia di cittadini italiani. È cresciuta a Brescia e oggi vive a Torino.
Come lei, negli stessi anni, altri 50 bambini di origine africana furono adottati da famiglie bresciane e, come lei, quei ragazzi oggi si trovano al fatidico primo voto.
“Ho avuto modo di confrontarmi con molti di quei ragazzi che con il mio stesso background il 4 marzo andranno a votare e mi ha sorpreso apprendere alcune delle loro intenzioni di voto. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, in loro c’è la stessa delusione e la stessa rabbia che alimenta le scelte di quelli che consideriamo italiani al cento per cento. Questi sentimenti saranno il vero orientamento al voto”.
Come spiega Esperance, l’assunto per cui i figli degli immigrati, o i bambini stranieri adottati e poi naturalizzati italiani, siano direttamente legati ai partiti di centro-sinistra è sostanzialmente sbagliato.
“Ho molti amici in quell’associazione che raggruppa i ragazzi adotatti che voteranno Fratelli d’Italia e Lega, e lo faranno perché semplicemente – come può accadere per qualunque altro italiano – si sono sentiti delusi da altri partiti come il Pd, dalle scelte che hanno riguardato temi come lo ius soli, o preferiscono affidare il loro voto a quei politici che sentono più vicini alle loro esigenze”, dice Esperance.
“Certo, per me è assurdo, è come se avessero dimenticato che anche noi siamo stati rifugiati politici nei primi anni della nostra vita e oggi esistono partiti che vogliono cancellare quella possibilità che noi abbiamo avuto”, prosegue Esperance.
Se è vero che i figli degli immigrati vengono candidati soprattutto nelle liste del centrosinistra, gli elettori naturalizzati non sentono di dover compiere scelte politiche in questo senso.
Molto più semplicemente – e questo è forse il passaggio che in molti hanno mancato di considerare – i giovani italiani di seconda generazione si comportano da italiani.
“Le scelte politiche di questi ragazzi tengono conto delle proposte elettorali che hanno ripercussioni reali nella loro vita quotidiana. Il loro voto non ha necessariamente a che vedere con le loro origini e con la ‘coerenza’ rispetto a situazioni che hanno vissuto in passato”, spiega Esperance.
“Bisogna considerare il contesto in cui si cresce. Nella provincia di Brescia le persone sono anche più sensibili verso gli slogan che parlano di lavoro, di possibilità. La verità è che ci sono anche molti italiani di seconda generazioni che pensano ‘gli stranieri mi rubano il lavoro’”.
Può definirsi un corto circuito?
Probabilmente, come fa notare Esperance, “sono ragazzi che non vedono prospettive in partiti di centro-sinistra, e vogliono provare ad affidarsi ad altro”.
Il ragionamento è lo stesso che ha illustrato a TPI un ragazzo italiano di origini marocchine, Anass Hanafi, 23enne studente di giurisprudenza, militante del centro-sinistra a Torino, anche lui prossimo al voto.
“Prima ci liberiamo di alcune definizioni, prima riusciamo a considerare la situazione con parametri reali. È un non-sense parlare di ‘immigrati di seconda generazione’, sarebbe corretto parlare di ‘italiani con un background straniero’, in questo modo sarebbe anche più semplice comprendere i valori che quegli italiani possono portare”, spiega Anass.
“Le valutazioni pre-voto sono fatte tenendo conto di quale parte del programma politico di questo o quel partito risponda alle mie esigenze reali. Parliamo di ragazzi talmente integrati da ragionare pienamente come italiani, studenti o lavoratori, che decidono sulla base del contesto culturale, sociale ed economico nel quale sono cresciuti e nel quale vivono”.
Secondo quanto riferisce Anass, dunque, non c’è da sorprendersi se il voto degli italiani di seconda generazione può propendere per Fratelli d’Italia o Lega, nonostante le posizione piuttosto chiare in tema di immigrazione e cittadinanza agli stranieri.
“Come tutti gli altri italiani, anche loro – fa notare Esperance Hakuzwimana – possono aver subito il fascino della propaganda spinta di Salvini e Meloni”.
Ada Ugo Abara è un’attivista 26enne del Movimento degli Italiani senza cittadinanza, Nigeriana di origine oggi vive a Treviso.
Le sue parole a TPI sono piene di delusione e rammarico per non poter esprimere una preferenza.
“Ci siamo sentiti traditi, non solo perché non è stato votato lo Ius Soli, ma anche perché i partiti non si sono nemmeno presentati per votare. Oggi ci sentiamo cittadini a metà, altre persone decideranno per noi e proviamo sfiducia verso le persone che avevano fatto delle promesse. Come possiamo pensare siano credibili le promesse che continuano a fare in questa campagna elettorale?”.
Partendo da questa domanda diventa meno difficile comprendere come le scelte politiche degli italiani di seconda generazione possano essere le più disparate.
“All’interno del Movimento, dopo esserci confrontati, posso affermare che c’è ancora molta indecisione. I criteri sono i più disparati: il reddito familiare, il contesto sociale e culturale. Essendo italiani a tutti gli effetti, sono suscettibili al bombardamento propagandistico dei politici, esattamente come gli altri italiani. E proprio come molti italiani possono essere confusi su più temi”, prosegue Ada.
“La stessa confusione che ho avuto modo di verificare sui miei connazionali in tema di Ius Soli e cittadinanza, la verifico sui temi di immigrazione e accoglienza alla vigilia del voto. Se Salvini e Meloni premono sull’insofferenza sociale, non saranno solo gli italiani ‘doc’ a reagire”.
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