Sorpresa! Non è l’immigrazione il problema numero uno degli italiani. Anzi, a ben vedere è proprio il contrario. Dice il Corriere della Sera che il 52 per cento degli italiani (terzi in Europa) sarebbe favorevole a misure per impedire ai connazionali di emigrare e il risultato è sconfortante allo stesso modo per chi insiste nel vedere e nel volere un’Europa aperta a tutti.
Soprattutto è uno smacco per Salvini e la sua allegra brigata di sovranisti che, convinto di avere ottenuto dal popolo il mandato elettorale di chiudere le frontiere (e anche questa è una balla alla luce dei risultati delle ultime elezioni), si ritrova invece un popolo che chiede “misure che impediscano ai connazionali di lasciare il Paese per lunghi periodi come risposta all’emigrazione”.
Vorrebbero, insomma, chiudersi dentro e chiudere tutti gli altri fuori come nemmeno un romanzo distopico potrebbe raccontare, chiusi nel proprio gretto giardinetto, pieno di anziani e di appartamenti vuoti e senza occuparsi ovviamente alla radice delle cause che spingono i giovani a lasciare il Paese.
Ma non è tutto: il 35 per cento degli italiani è preoccupato in egual misura delle persone che emigrano in Italia e degli italiani che emigrano all’estero.
Il sondaggio è stato condotto per conto dello European Council on Foreign Relations da YouGov e non è un caso che insieme agli italiani ci siano polacchi e ungheresi (non certo nazioni illuminate) che spingono sul pedale del sovranismo e del protezionismo sulle persone oltre che sulle merci.
Del resto dice l’Istat che sono 738.000 gli italiani emigrati all’estero dal 2008 al 2017, solo che ci vuole caratura politica per capire che il mondo è un luogo vastissimo e servono le giuste occasioni per premiare le competenze migliori che siamo riusciti ad allevare.
La vera emergenza in Italia sono anni passati a pregare per avere un’opportunità in un Paese in cui ancora conta più chi ti manda rispetto a quello che sai davvero fare. Un Paese in cui un giovane non riesce a programmare un futuro che sia più lungo della fine del mese. Un Paese in cui la meritocrazia conta meno di un’amicizia. Un Paese in cui essere giovani significa vedere solo nuvole all’orizzonte. Un Paese in cui il lavoro è un privilegio e il credito è pressoché impossibile.
Insomma, al di là di quello che si sente dire in giro noi siamo un Paese che si sta spopolando e quando i sovranisti dell’ultima ora ci impediranno di viaggiare, spostarsi, cercare opportunità (esattamente quello che stanno facendo ora agli stranieri) allora il cattivismo lo vivremo sulla nostra pelle. E chissà che per una volta, un volta sola, bloccati alla frontiera non avremo un po’ di empatia.
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