Una relazione sulla ricerca scientifica presentata alle Nazioni Unite dall’Associazione Luca Coscioni venerdì 30 giugno rivela che ci sono Belgio, Olanda e Stati Uniti tra i paesi più virtuosi al mondo per la libertà di ricerca.
L’Italia invece è 30esima in classifica, preceduta tra gli altri da Vietnam, Singapore, Sud Africa, India e Israele.
Nel corso del dibattito “Il diritto a godere del progresso scientifico, e la libertà indispensabile alla ricerca scientifica” sono intervenuti tra gli altri Flavia Bustreo, vicedirettrice generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, Maurizio Serra, Rappresentante dell’Italia presso ONU di Ginevra, Filomena Gallo, segretario dell’Associazione Luca Coscioni e Marco Cappato, tesoriere dell’associazione.
La classifica su scala globale è stata elaborata dal professor Andrea Boggio della Bryant University, sulla base dell’indice di “libertà e autodeterminazione” (Self Determination Index – SDI), attraverso il monitoraggio e l’analisi di fonti pubbliche disponibili dal 2009 a oggi relative all’avanzamento della ricerca legata a quattro temi che qualificano l’evoluzione.
Questi sono relativi alle tecnologie di riproduzione assistita, alla ricerca sulle cellule staminali embrionali umane, alle decisioni di fine vita, al tema dell’aborto e della contraccezione.
Su queste tematiche in paesi come l’Italia le leggi nazionali vincolano ancora i ricercatori, gli operatori sanitari e i pazienti.
“Viviamo in uno stato di permanente paralisi politica su alcune questioni di libertà di ricerca nel nostro paese, l’esempio più evidente è il fatto che importiamo embrioni per la ricerca, mentre i nostri, non idonei per una gravidanza, li abbandoniamo al disuso e non ci è dato sapere quanti siano”, ha detto Filomena Gallo, segretaria dell’associazione Coscioni.
“Il diritto a trarre vantaggio dal progresso della scienza e dalle sue applicazioni è già riconosciuto all’articolo 27 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e dall’articolo 15 del Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali che molti paesi hanno firmato e ratificato”, ha detto invece Marco Cappato. “Non si tratta di creare un nuovo diritto, ma di promuoverne la piena realizzazione in tutto il mondo. Anche in quello cosiddetto democratico dove ancora permangono proibizioni anti-scientifiche o arbitrarie limitazioni”.