Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Menu
Home » News

In Italia c’è davvero bisogno di una nuova legge sulla cittadinanza?

La proposta di legge in discussione al Senato è un intervento poco mirato e lascia alcune questioni scoperte. La riflessione in una lettera aperta

Di TPI
Pubblicato il 16 Giu. 2017 alle 12:26 Aggiornato il 20 Apr. 2018 alle 17:43

Ecco finalmente la destra e la sinistra che ritornano a combattere sui temi fondamentali dell’italianità e dell’uguaglianza. Al centro di questa lotta, circa un milione di ragazzi nati in Italia che – chi più chi meno – sanno a memoria le poesie di Giosué Carducci. Si torna a parlare, insomma, della legge sulla cittadinanza.

Non si riesce a capire perché si continui a chiamare “legge dello ius soli”, quando lo ius soli in Italia esiste già e la vera novita è lo ius culturae.

La legge attuale permette a tutti i nati in italia da genitori stranieri, che hanno vissuto interottamente fino ai 18 anni nel nostro paese, di richiedere e ottenere senza alcun tipo di riserva la cittadinanza. Uno ius soli non automatico quindi, come negli Stati Uniti, ma condizionato.

Il Partito Democratico si sta impegnando per far passare questa legge, su cui si scontrano i diversi partiti politici. Si parla spesso di una legislazione sulla cittadinanza vecchia di 25 anni, che andrebbe riformata, ma ci ricordiamo quanto ci ha messo il parlamento della Repubblica italiana a cambiare le leggi del codice civile? Promolugate nel 1912, in un mondo prettamente maschilista erano “denigratorie” per le donne.

Può stupire che fino alla sentenza della Corte costituzionale numero 87 del 1975, per legge se una donna sposava un uomo straniero perdeva automaticamente la cittadinanza italiana. La sentenza dichiarò incostituzionale questa disposizione.

È sempre del 1975 una legge sul riacquisto della cittadinanza per le donne italiane che l’avevano persa a causa del matrimonio con uno straniero. Solo nel 1983 arriva invece la parità tra i generi tanto auspicata nel 1948, con una legge che riconosce la cittadinanza italiana ai figli di donna italiana e un marito straniero.

È quindi solo dopo 71 anni che ci si muove su una legge veramente antiquata.

È del 1992 invece l’attuale legge, la quale permette diversi tipi di naturalizzazione di cittadini stranieri. La più facile dovrebbe essere la naturalizzazione dopo 10 anni di residenza continuativa in Italia di qualsiasi cittadino straniero. Il problema è che questo processo è molto lento e farraginoso, e sono in pochi, in confronto al numero complessivo di stranieri residenti in italia da oltre 10 anni, quelli che percorrono questa strada.

Lavorare su questa parte della legge, semplificare il percorso, renderlo più snello e rapido, di sicuro permetterebbe a molti minori figli di stranieri di diventare cittadini italiani per acquisizione una volta che diventano italiani i genitori.

Fino all’abolizione del serivizio di leva, anche per gli italiani naturalizzati era obbligatorio andare a fare il militare. Certo, data l’età media abbastanza alta dei naturalizzati, significava andare una settimana a fare il militare, con visita medica, assegnazione di battaglione e poco dopo essere rimandarti a casa, ma di sicuro faceva sentire più italiano il naturalizzato.

Con una rivisitazione della naturalizzazione dopo 10 anni di residenza, lo ius culture sarebbe inutile visto che i ragazzi stranieri (anche quelli non nati in Italia) diventerebbero cittadini o grazie ai genitori o dopo 10 anni dal loro arrivo. Invece di cercare uno scontro tra forze polithce si potrebbe cercare una linea maggiormente condivisa, che sarebbe già un grande passo avanti e di vera civiltà.

L’attuale proposto di legge passata alla Camera è sicuramente molto innovativa, ma ha diversi punti pochi chiari, che potrebbero portare qualche problema:

1) Poniamo che il minore figlio di stranieri diventi italiano prima della maggiore età. Cosa succederebbe se il padre o la madre perdessero il lavoro e fossero allontanati dall’Italia come prevede l’attuale legge? Il minore italiano andrebbe in affido? Il padre non sarebbe più mandato via?

2) Attualmente c’è una grande dispersione di “nuovi italiani”, ragazzi nati in italia ma cittadini dai 18 anni in su, che appena preso il passaporto vanno a vivere all’estero. Cosa si pensa di fare su quel fronte?

3) Al momento esiste la possibilità di ricongiungimento familiare, la nuova proposta di legge prevede qualche modifica al riguardo?

*Questa lettera è stata scritta da LMJ

Leggi l'articolo originale su TPI.it
Mostra tutto
Exit mobile version