Sergio Pirozzi, sindaco di Amatrice, è da tempo il primo cittadino più conosciuto tra quelli dei paesi colpiti dal sisma del centro Italia nel 2016. Facendosi conoscere anche per le sue provocazioni.
“Servirebbe che facessero il G7 ad Amatrice o istituissero una tassa di soggiorno da un milione e mezzo di euro per qualunque capo di stato che va nelle zone terremotate a fare una passerella”, racconta in maniera provocatoria a TPI.
E per continuare il processo di ricostruzione, quale idea migliore di diventare premier? “Sono abituato a comandare: è l’unica candidatura possibile”, dice con ironia, negando l’idea di voler fare il presidente della regione Lazio in vista delle elezioni del 2018.
Domenica 21 maggio è prevista l’iniziativa delle magliette gialle del Partito Democratico nelle zone terremotate. Sarà l’occasione per Pirozzi di consegnare una sorta di vademecum ai parlamentari per poter spiegare loro tutto ciò che va migliorato e che ancora si può e si deve fare.
Il premier canadese Justin Trudeau sarà in visita ad Amatrice?
Sì, la visita è confermata per il 28 maggio.
Verranno anche altri capi di stato, in occasione del G7?
Viene Trudeau, già questo basta. Quello che ci servirebbe è che il G7 lo facessero qua. A parte le battute, va bene così. Se vengono altri mi fa piacere, però Trudeau lo avevo incontrato in Canada qualche giorno fa. Voglio sperare che la visita sia sulla scia del nostro incontro di Toronto.
Non c’è il rischio che vengano nelle zone colpite dal sisma solo per fare una passerella?
Lui ha stanziato due milioni di dollari canadesi, non c’è questo rischio. Corrispondono a un milione e mezzo di euro.
È un capo di stato, viene con l’impegno preciso che abbiamo preso a pranzo. Se fossero tutte cosi le passerelle andrebbero bene. Posso mettere la tassa di soggiorno: sul modello Trudeau, ognuno che viene deve portare almeno un milione e mezzo di euro.
Chi è venuto qui in rappresentanza degli stati ha portato finanziamenti. La Germania finanzia l’ospedale.
Trudeau ha preso un impegno forte a nome del governo canadese. Penso che sia importante anche per suggellare il nostro incontro di Toronto: si tratta di un atto di grande sensibilità verso la mia terra. Poi il 28 è una ricorrenza importante, si festeggia la nostra Madonna protettrice, la Madonna di Filetta. La visita capita in un momento di grande partecipazione religiosa.
Vuole rivolgere un appello per un’azione collettiva che porti anche gli altri capi di stato del G7 ad Amatrice?
Certo, non sarebbe male: chi se la sente viene. Io però non devo invitare qua nessuno. Questa è una terra con lacrime e dolore, macerie e polvere.
A che punto è la ricostruzione e quali sono attualmente le prospettive?
Il futuro è roseo, molto roseo. È il presente che mi preoccupa, perché ancora bisogna fare la gara per lo smaltimento delle macerie private.
Noi abbiamo lavorato d’anticipo, ma non tutti ci stanno riuscendo. Noi ci siamo riusciti perché siamo fortunati, non perché siamo bravi.
Cosa ha funzionato finora nella ricostruzione e cosa no?
Quello che non ha funzionato è che non ci sono procedure standard nell’emergenza, cioè ci sono, ma le responsabilità non sono decise a tavolino. Domenica avrò la visita dei parlamentari del Pd e gli girerò un vademecum di quello che va fatto. Sarà una testimonianza di quello che si può fare in più.
Tante cose sono state fatte bene, ma consegnerò ai deputati e alla stampa quello che secondo me bisogna fare per migliorare.
A che punto è la consegna delle casette per le persone sfollate in seguito al terremoto?
Ne sono state consegnate 100 su 570, ma noi qui abbiamo 37 aree d’intervento. È un grande lavoro: le frazioni non sono poche e in un territorio di montagna non è facile come in pianura. Se sono soddisfatto finora? Si può fare sempre di più.
I cittadini che percezione hanno dell’attuale situazione?
Qui c’è il dolore, la disperazione, anche la stanchezza, ma fa parte dell’aspetto psicologico dell’essere umano che ha avuto dei grandi lutti.
Io devo andare avanti a barra dritta, senza farsi travolgere dalle emozioni, pensando anche al futuro. Ci vuole una visione che non sia legata solo a una situazione personale, perché tutti hanno una esigenza personale che a volte vogliono far passare davanti a quella generale.
Finora le istituzioni hanno mostrato un reale sostegno?
Io ho buoni rapporti, quello che ho chiesto è uscito fuori. Ma l’ho chiesto per tutti.
Per esempio non era prevista l’esenzione delle tasse e dei contributi. Adesso il provvedimento che lo prevede è stato licenziato per due anni e lo sto chiedendo per quattro. Questi sono risultati che non ci sono mai stati: il 100 per cento della prima e della seconda casa per la richiesta del danno per la prima volta nella storia.
Chiaramente la gestione del quotidiano è intoppata da tanti cavilli che domenica farò uscire fuori. Li consegnerò alle magliette gialle del Pd. Sai che sul quotidiano stai in ritardo per cui c’è la percezione che non fai niente.
Crede che quella delle magliette gialle sia una iniziativa elettorale?
No, no, no, no, no… Io consegno il vademecum. E poi gli chiedo conto dopo un mese. Diventa un’arma a doppio taglio? Certo, io ho sempre fatto così. Già li avevo invitati, sono venuti 13 parlamentari sotto Natale, dall’estrema destra all’estrema sinistra. Nel documento che consegnerò ci saranno richieste a breve termine.
Si parla di lei come possibile candidato del centrodestra alla presidenza della regione Lazio per le elezioni del 2018. È un’ipotesi realistica?
No, io faccio il premier o niente. O il premier o niente. Sono abituato a comandare.
Non aiuterebbe per la ricostruzione essere presidente della regione?
No, da premier sì.