È estate piena quando Carlo De Benedetti e Mario Monti si incontrano per discutere di politica. Il primo, imprenditore ed editore, ha appena saputo della possibilità che il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, chieda a Monti di diventare primo ministro e gli fornisce qualche consiglio in merito.
In quel momento, il premier in carica è Silvio Berlusconi, alla guida di una coalizione instabile ma che riesce ad avere ancora la maggioranza, e lo spread è tenuto ancora sotto controllo. Come mai allora il presidente Napolitano pensa già che Monti possa prendere il posto di Berlusconi, cosa che poi accadrà a novembre dopo le dimissioni di Berlusconi?
Le dinamiche dell’estate del 2011 sono state ricostruite dal giornalista americano Alan Friedman nel suo nuovo libro “Ammazziamo il gattopardo”, che uscirà domani. Intanto l’autore non ha rinunciato a un po’ di pubblicità, pubblicando ieri sul Financial Times un articolo che anticipa le rivelazioni del suo libro.
Oltre alla testimonianza di Carlo De Benedetti, Friedman ha raccolto anche dichiarazioni di Romano Prodi e dello stesso Mario Monti che confermano che già nel mese di giugno il presidente della Repubblica avesse sondato la possibilità di nominare Monti premier.
“Che il presidente stesse progettando la sostituzione del premier eletto Berlusconi con il tecnico non eletto Mario Monti – mesi prima dell’effettivo trasferimento del potere a novembre – rafforza le preoccupazioni circa le ripetute e consistenze ingerenze dell’onorevole Napolitano in politica”, ha scritto Friedman, “Il suo ruolo, fuori misura dallo scoppio della crisi, ha portato molti a chiedersi se abbia dilatato i poteri forniti dalla Costituzione fino al loro limite – o anche oltre”.
Le rivelazioni sono state accolte con amarezza e stupore da parte del partito di Berlusconi, Forza Italia, che ha accusato il presidente di un complotto per rovesciare il governo Berlusconi. Intanto il presidente della Repubblica ha respinto le accuse, sostenendo che siano “solo fumo” e negando qualsiasi complotto.
Nel frattempo, però, il senatore Augusto Minzolini ha fatto sapere di ventilare la possibilità di sostenere la richiesta di messa in stato d’accusa del capo dello Stato presentata nei giorni scorsi dal Movimento 5 stelle.
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