L’inflazione in Italia a gennaio ha raggiunto dell’1 per cento. Il dato è il più alto dall’agosto 2013, quando si attestava all’1,2 per cento.
Lo ha comunicato l’Istituto nazionale di statistica (Istat), che ha rivisto al rialzo le stime provvisorie diffuse a inizio febbraio, che erano dello 0,9 per cento.
L’indice nazionale dei prezzi al consumo (Nic), al lordo dei tabacchi, ha registrato un aumento dello 0,3 per cento rispetto a gennaio 2017 e dell’1 per cento nei confronti di gennaio 2016.
Secondo l’Istat, a contribuire al rialzo sono stati in particolare l’accelerazione dei prezzi dei beni energetici non regolamentati (benzina e gasolio), passati da +2,4 per cento di dicembre a +9,0 per cento, e degli alimentari non lavorati (+5,3 per cento, era +1,8 per cento a dicembre).
I prezzi degli energetici regolamentati – energia elettrica e gas naturale – hanno invece vissuto una flessione, da -2,8 per cento a -5,8 per cento.
Al netto di queste componenti (beni energetici e alimentari freschi), la cosiddetta inflazione di fondo ha rallentato, seppur di poco, portandosi a +0,5 per cento, da +0,6 per cento del mese precedente.
Su base annua la crescita dei prezzi dei beni è accelerata in misura significativa (+1,2 per cento, da +0,1 per cento di dicembre) mentre quella dei servizi è rallentata (+0,7 per cento, da +0,9 per cento del mese precedente). Di conseguenza, rispetto a dicembre, il differenziale inflazionistico tra servizi e beni è tornato negativo dopo oltre tre anni, portandosi a meno 0,5 punti percentuali.
L’inflazione acquisita per il 2017 risulta pari a +0,7 per cento.
Trieste e Bolzano sono le città dove il rimbalzo dei prezzi è stato più evidente (rispettivamente +2,2 per cento e +2,1 per cento) mentre in coda sono Roma (+0,7%) e Bologna (+0,6 per cento).
I prezzi sono in aumento in tutta Europa. A gennaio 2017, secondo quanto indicato dall’ufficio statistico dell’Unione europea, l’inflazione nell’eurozona è salita a 1,8 per cento su base annuale, rispetto all’1,1 per cento di dicembre 2016.
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