La Procura di Roma ha annunciato l’apertura formale di un fascicolo d’indagine per chiarire i presunti attacchi online diretti contro il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e dietro cui sembrerebbero esserci account falsi russi.
L’indagine è condotta dai magistrati dell’antiterrorismo.
L’ipotesi di reato è di “attentato alla libertà del presidente della Repubblica” e di “offesa all’onore e al prestigio del Capo dello Stato”.
L’ipotesi alla base dell’indagine è che i responsabili degli attacchi contro il presidente ci siano i troll russi che, attraverso una rete di profili falsi operanti sui social, hanno lanciato dei messaggi di condanna contro Mattarella in seguito al “no” del capo dello Stato alla nomina di Paolo Savona come ministro dell’Economia.
Anche il Copasir, con l’audizione del direttore del Dis, Alessandro Pansa, si occuperà della vicenda.
Tra i messaggi analizzati ci sono anche quelli lanciati in rete contro il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, pubblicati tra il 27 e il 18 maggio 2018.
In pochi minuti circa 400 nuovi profili vengono creati su Twitter, tutti riconducibili ad un’unica fonte e da cui sono partirono migliaia di messaggi di insulti e di inviti alle dimissioni verso il Presidente della Repubblica.
Alcuni giorni prima il sito di statistica americano Five Thirthy Eight aveva scoperto che erano stati diffusi 15mila tweet a favore dei partiti populisti in Italia.
L’agenzia ha analizzato in totale 3 milioni di messaggi creati dagli account associati all’agenzia russa Internet Research Agency.
La notizia è stata diffusa da Corriere della Sera e Repubblica e smascherano la propaganda russa che cerca di influenzare l’opinione pubblica ricorrendo alla rete a falsi profili social.
I due giornali italiani hanno ripreso la ricerca statunitense che riporta la prove della strategia messa in campo da Mosca per manipolare gli elettori italiani e creare divisione e dibattito tra gli utenti della rete.
Tra i tweet relativi all’Italia analizzati dall’agenzia, c’è anche quello relativo al figlio dell’ex ministro del Lavoro Poletti, finito al centro di numerose critiche dopo la diffusione della notizia che il suo giornale era finanziato da soldi pubblici.
Ad aver regalato tanta viralità al tweet sarebbe una certa Noemi, un account falso che vanta più di 50mila follower e che ha rilanciato il messaggio, che da quel momento è stato rilanciato da numerosi profili in rete incapaci di capire che si trattava di una bufala.
Lo stesso profilo, in seguito, è stato cancellato e non è più presente sui social.
A smascherare l’account era stato David Puente, che aveva rivelato come dietro il profilo di Noemi ci fosse in realtà un’agenzia di San Pietroburgo, la Internet Research Agency, che conta 400 dipendenti.
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