Maria sorride quando ricorda il suo arrivo in Italia più di 10 anni fa. Dopo aver lasciato suo figlio alle cure dei parenti in Romania, è partita per poter ripagare un debito bancario sostenuto per sistemare la casa. Arrivata clandestinamente in Italia con un autobus privato, ha trovato lavoro grazie a un amico rumeno come collaboratrice domestica presso una coppia di anziani, a Benevento.
“Sono stati molto dolci con me. Dopo appena una settimana dal mio arrivo hanno fatto una torta con il mio nome sopra, per il giorno del mio compleanno”, ricorda Maria. Adesso, anche se si tiene ancora in contatto con la famiglia a Benevento, Maria continua a muoversi tra Romania e Italia, spesso per lavori agricoli stagionali.
La comunità romena rappresenta di gran lunga la componente maggiore dei quasi 4,5 milioni di cittadini stranieri registrati in Italia, e costituisce ormai oltre il 7 per cento della popolazione italiana. Un dato da non sottovalutare, come mostra un reportage pubblicato martedì scorso dall’agenzia di stampa Reuters. Il reportage racconta il flusso che sta spingendo giovani immigrati – provenienti soprattutto dalla Romania – a stabilirsi nella zona della Val Trebbia, in Liguria, dove trovano posti di lavoro aiutando le persone anziane o svolgendo lavori manuali. Un quarto dei bambini che frequentano la scuola elementare del comune di Rovegno, che serve ormai tutta la Val Trebbia, hanno genitori immigrati e nel pittoresco villaggio di Gorreto, che con i suoi 105 abitanti è sull’orlo dell’estinzione, l’unico bambino nato l’anno scorso è figlio di una coppia di rumeni trasferitasi nel 2009.
La Val Trebbia è un esempio estremo del problema demografico in Italia, dove la media d’età è pari a 44,2 anni (la quarta più alta al mondo, dopo il principato di Monaco, il Giappone e la Germania, secondo il CIA World Factbook). Qui l’immigrazione rappresenta l’unica speranza per la sopravvivenza economica e demografica della regione. “Senza dubbio, è grazie all’immigrazione che l’Italia ha evitato negli ultimi 10-15 anni un crollo demografico”, ha detto Antonio Golini, che guida ad interim l’Istat, “Per contrastare il suo tasso di fertilità basso, l’Italia avrebbe bisogno di una prolungata immigrazione di massa, ma dato che è alle prese con alti tassi di disoccupazione e con una crisi economica, non può permetterselo”.