Le ossa ritrovate da un camionista il 21 giugno 2006, all’interno di alcuni sacchi gettati in un bosco adiacente alla A/1, poco dopo il casello di Barberino di Mugello, appartengono alla 22enne Imane Laloua, di nazionalità marocchina, residente in Italia dal 1995, scomparsa da Prato nel giugno del 2003.
È stato l’esame del dna a stabilirlo, comparato con quello dei familiari. La Procura di Firenze chiede un aiuto per le indagini, rivolgendo un accorato appello a chiunque fosse a conoscenza di informazioni utili in merito all’uccisione della giovane donna.
Il Pm Giuseppina Mione indaga per omicidio volontario e occultamento di cadavere. Sin dall’inizio il caso ha suscitato un grande clamore mediatico, a seguito delle macabre vessazioni inflitte alla vittima.
È intervenuta la squadra “Anti-setta” della Mobile di Firenze, ipotizzando sin da subito che la giovane donna fosse stata uccisa durante un rito satanico. Gli omeri e lo scheletro erano legati con uno spago. Come mai? Chi ha compiuto questo gesto e perché?
“Girano voci sul fatto che la ragazza possa essere stata uccisa da una setta satanica, ipotesi che al momento mi sento invece di scartare: siamo stati consulenti per questo caso e dalle carte in nostro possesso non è emerso nulla a riguardo. Noi avevamo ed abbiamo una nostra idea sul caso, ma finora non siamo stati ascoltati da nessuno”. A parlare è Mary Petrillo, psicologa e criminologa, coordinatrice del Crime Analysts Team, che si è occupato del caso.
Imane Laloua, dopo aver frequentato l’istituto alberghiero, aveva iniziato a lavorare in alcuni hotel, e si occupava anche di volontariato presso la Caritas. La sua era una vita tranquilla, in cui il tempo veniva scandito da lavoro, amicizie, famiglia.
Tutto è cambiato radicalmente nel momento in cui Imane, a 19 anni, ha incontrato l’uomo che di lì a poco è diventato suo marito, un ragazzo marocchino finito spesso in carcere per problemi di droga.
La madre aveva cercato in tutti i modi di aiutarla, ma a seguito di una lite avvenuta nella sua abitazione a Montecatini, Imane era andata via di casa il 27 giugno 2003.
Il marito disse di non avere sue notizie. La madre si presentò alla Polizia per denunciare la scomparsa, ma Imane era maggiorenne e il suo sembrava proprio essere un allontanamento volontario.
“Devo riscontrare, con dolore, che in Italia ci sono morti di serie A e morti di serie B”, ha dichiarato a TPI Rossana Putignano, psicologa forense del team che si è occupato del caso. “Il ritrovamento delle ossa in Nuziatura, a Roma, immediatamente ricondotte alle giovani Emanuela Orlandi e Mirella Gregori, ha avuto ben altra eco”.
“Mi auguro che le indagini prescindano dall’attenzione mediatica e che si faccia luce quanto prima sugli errori commessi e sui responsabili di questa tragica morte”, ha concluso.
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