Chiusura dell’Ilva di Taranto e riconversione: erano queste le promesse fatte dal Movimento 5 Stelle ai cittadini della città pugliese in campagna elettorale.
Peccato però che a un anno dall’insediamento del Governo giallo-verde l’acciaieria sia ancora aperta e l’inquinamento continui ad essere una piaga lungi dall’essere debellata. Ma non finisce qui.
A sottolineare il cambio di prospettiva dei 5 Stelle sull’Ilva ci pensa il deputato Giovanni Vianello, che su Facebook critica la reazione dei cittadini di Taranto dopo la pubblicazione dei risultati delle analisi sull’inquinamento dell’Arpa.
“Non voglio essere negazionista perché rimango coerente con la posizione di sempre, estremamente critica nei confronti del siderurgico che ad oggi non ha ancora dimostrato di non essere un rischio per la salute”. Ma le relazioni di Arpa e Asl consegnate al sindaco di Taranto “confermano che c’è stato un inutile allarmismo scatenato a tavolino”.
Secondo il deputato pentastellat0, quando si parla di Ilva “ci si addentra in un contesto privo di qualsiasi aderenza scientifica, caratterizzato dalla presenza di politici che creano preoccupazione fra le persone e da pseudo-ambientalisti fortemente politicizzati e interessati a primeggiare contro la forza politica di turno, i quali proprio per questo fomentano l’allarmismo, confondono la cittadinanza e intercedono nello sviluppo di un’opinione pubblica disinformata e a caccia di scoop inesistenti”.
Secondo Vianello, “siamo di fronte a un vero e proprio disagio sociale che da troppe settimane tiene sotto scacco la città di Taranto e la sua amministrazione: gli ultimi report di Asl e di Arpa in mio possesso sono chiari ed escludono qualsiasi tipo di situazione d’emergenza, sia dal punto di vista ambientale che sanitario, del resto non si possono chiudere gli occhi davanti a 60 anni di inquinamento selvaggio”.
Un messaggio in diretta contraddizione con ciò che Vianello aveva affermato in un’intervista del febbraio 2018: “Non c’è futuro per l’Ilva, impossibile da ambientalizzare o da rendere economicamente sostenibile con improbabili ‘decarbonizzazioni’, vista la sovrapproduzione nel mercato dell’acciaio che l’ha già condannata alla chiusura”.
Un anno dopo, a cambiare è stata solo la posizione dei 5 Stelle sul dossier Ilva. Tutto il resto è rimasto tristemente – e mortalmente – uguale.
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