Stretta sul futuro dell’Ilva di Taranto. Il ministro dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio ha comunicato nella tarda serata di martedì 24 luglio l’avvio del procedimento per l’eventuale annullamento della gara che dovrebbe cedere l’acciaieria al gruppo indiano Arcelor Mittal.
“A seguito delle verifiche interne sul dossier Ilva e del parere fornito dall’Anac si ritiene che ci siano i presupposti per avviare un procedimento amministrativo finalizzato all’eventuale annullamento in autotutela del decreto del 5 giugno 2017 di aggiudicazione della gara”, ha scritto in una nota il ministro, che incontrerà oggi mercoledì 25 luglio i vertici del gruppo indiano per un confronto sull’aggiornamento della proposta di vendita.
Il procedimento, disciplinato per legge, durerà trenta giorni.
“Un atto dovuto per accertare i fatti a seguito delle importanti criticità emerse”, ha affermato Di Maio, che fa riferimento al dossier Ilva consegnato al Mise.
I nodi da sciogliere riguardano le criticità sollevate dall’Autorità Anticorruzione sulla procedura che ha portato Arcelor Mittal a firmare un contratto di acquisto con il precedente governo.
Il gruppo indiano nel giugno 2017 aveva vinto una gara pubblica che gli aveva consentito di sottoscrivere un accordo con l’allora ministro Calenda per assumere il controllo parziale sull’Ilva. Aveva poi accettato tutte le richieste aggiuntive nell’ambito del contratto per l’acquisizione di Ilva, alzando l’asticella su tempistiche e aspetti tecnici relativi alle prescrizioni ambientali.
Arcelor Mittal aveva “informato i commissari straordinari di Ilva che accetta tutte le richieste sostanziali di ulteriori impegni riguardo al contratto di affitto e acquisto firmato nel giugno 2017”, si legge nella nota diffusa dal gruppo indiano. La multinazionale confida “che questi impegni aggiuntivi evidenzino al governo e agli altri stakeholder nazionali e locali interessati il suo pieno impegno per una gestione responsabile di Ilva”.
Di Maio si era dichiarato pronto a convocare i sindacati per la ripresa della trattativa.
I dubbi espressi dall’Anac hanno reso ancor più complessa una vicenda in cui si scontrano due principi: quello della tutela dell’ambiente e quello della tutela del lavoro.
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