“La morte di mio fratello mi ha dato il coraggio di essere felice. Stefano mi ha trasformata in una donna diversa, che conosce il valore di ogni singolo istante. Mi ha anche dato la forza di prendere in mano la mia vita. Lui che mi domandava sempre: ‘Ila, ma tu sei felice?’, persino quando brancolava ed era disperato”.
Lo raccontava a Repubblica Ilaria Cucchi nel dicembre 2017, quando il settimanale “D” la eleggeva donna dell’anno.
A Cucchi, come recita la canzone di De André, non l’uccise la morte ma chi volle cercargli l’anima a forza di botte.
Nel 2010, Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, pubblicava un libro nel quale donava la propria testimonianza del percorso di una famiglia legata a valori tradizionali, “religione, legge e ordine”, costretta a confrontarsi con una vicenda assurda.
La storia di Stefano Cucchi è probabilmente la più nota tra quelle riguardanti i presunti abusi delle forze dell’ordine in carcere, grazie alla battaglia portata avanti dalla sorella Ilaria.
Il 12 settembre è uscito al cinema “Sulla mia pelle” di Alessio Cremonini, e racconta il caso Cucchi rivivendo gli ultimi sette giorni di vita di Stefano.
La vita di Ilaria Cucchi
Ilaria Cucchi, romana, classe 1974,amministratrice di condominio, lei e Stefano avevano pochi anni di differenza.
Il 22 ottobre 2009 Stefano muore all’ospedale Sandro Pertini di Roma, da quel giorno Ilaria intraprende la sua persona guerra per la verità.
Suo fratello muore in un letto d’ospedale dopo aver subito un arresto.
C’è qualcosa che non torna nella vicenda e per arrivare a scovare i colpevoli di una morte che di naturale ha ben poco, Ilaria rinuncia ben presto alla sua vita privata per diventare la sorella del tristemente noto “fratello famoso”.
Ilaria vuole vederci chiaro. Consegna alla stampa le foto del corpo esanime di Stefano, completamente coperto di lividi.
In poco tempo Ilaria diventa la voce di Stefano, di un ragazzo che non può parlare e raccontare come sono nate le cose: “Non mi hanno picchiato, non mi hanno pestato, non mi hanno rotto a calci la schiena. Non mi hanno torturato. Sono viva. Sono viva e combatto con una giustizia che non conoscevo, ostile, esosa, cieca, spietata, assassina”, scrive presentandosi all’Huffington.
Un passato da scout e una profonda fede religiosa sono sempre stati i suoi punti di riferimento nel sociale vissuti a stretto contatto con Stefano.
Il padre Giovanni, geometra come Stefano, la madre Rita, maestra in pensione e due figli da crescere. A Roma c’è tutta la famiglia di Ilaria.
L’impegno per la verità
Decide di impegnarsi contro ogni forma di tortura costituendo l’associazione “Federico Aldrovandi” insieme a quella che reputa la sua nuova famiglia: Patrizia Moretti, Lucia Uva e Domenica Ferrulli.
Federico Aldrovandi, Giuseppe Uva, Michele Ferrulli sono i nomi di altri morti per cui le famiglie cercano giustizia. Insieme a loro Ilaria Cucchi.
Ilaria Cucchi e la politica
Nel 2013 Ilaria decide di candidarsi come capolista nella lista “Rivoluzione civile” di Antonio Ingroia nel Lazio.
Gli elettori non la premiano ma Ilaria non demorde e nel 2016 annuncia una sua eventuale candidatura al Campidoglio “libera dai partiti”.
Dopo aver espresso la sua posizione di apertura a un possibile futuro da sindaco di Roma, dagli addetti ai lavori definita la possibile “anti-Raggi”, è finita al centro di feroci critiche per il presunto atteggiamento speculativo della ribalta raggiunta attraverso il dramma del fratello.
La vita di Ilaria è finita sotto i riflettori anche per la scelta di rendere pubbliche, a mezzo social network, le sue considerazioni sul pestaggio di Stefano.
Nel corso degli anni Ilaria ha ricevuto critiche, anche molto aspre. Matteo Salvini, che nel gennaio 2016 aveva pubblicamente dichiarato “Il post di Ilaria Cucchi mi fa schifo, dovrebbe vergognarsi. La storia dovrebbe insegnare. Qualcuno nel passato fece un documento pubblico contro un commissario di polizia che fu poi assassinato”.
Salvini parlare della foto pubblicata da Ilaria sul suo profilo Facebook dove compaiono dei carabinieri intervenuti nell’arresto di Stefano e una didascalia piuttosto rovente sulle responsabilità del militare nel pestaggio.
A quella critica Ilaria risponde di non aver nulla da temere, neppure in sede legale: “Se ho sbagliato si vedrà. Io non ho paura, a differenza di altri”.
Le minacce
“Ho paura. Ho paura per me, per la mia famiglia e per il mio avvocato e compagno che di soprusi ed intimidazioni ne ha già subite abbastanza”.
Lo raccontava Ilaria sui social a pochi giorni dalla chiusura dell’inchiesta bis su Stefano Cucchi, che ha contestato il reato di omicidio preterintenzionale ai tre carabinieri che arrestarono il geometra romano. La donna esprimeva preoccupazione per il crescente clima di odio creatosi intorno a lei e ai suoi familiari.
La Cucchi, in particolare, denunciava “la chiamata alle armi” del maresciallo Roberto Mandolini, comandante della stazione Appia, cui la Procura di Roma ha contestato le accuse di falso e calunnia
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