Mukhtar aveva solo tre anni quando in Somalia è scoppiata la guerra civile. È cresciuto spostandosi da un posto all’altro con la sua famiglia, cercando di sfuggire alla violenza. Ha visto molti dei suoi amici andare a combattere, alcuni di loro per non tornare mai più.
Ma per il suo futuro Mukhtar ha fatto una scelta diversa. Nel 2007, dopo un viaggio lungo due giorni con altre 43 persone su un gommone, è arrivato a Lampedusa, dove ha passato una settimana prima di poter raggiungere il centro per richiedenti asilo di Castelnuovo di Porto, a circa 20 chilometri da Roma. Qui ha iniziato a imparare l’italiano, ma una volta ricevuta la protezione sussidiaria – poco meno dello status di rifugiato – si è trovato senza un posto dove andare. Per tre anni ha vissuto senza ricevere nulla di quei sussidi che gli spettavano. Adesso studia Relazioni Internazionali e lavora part-time nel centro di accoglienza dove è arrivato anni fa.
Alla giornalista del Guardian che gli ha chiesto della sua esperienza di immigrato in Italia, ha risposto: “Finalmente riesco a non sentire gli spari che ero abituato ad ascoltare, almeno,” dice. “Ma in Italia c’è un vuoto totale, una sensazione di disorientamento totale.”
Negli ultimi anni, il sistema di protezione sussidiaria dei richiedenti asilo, finanziato dallo Stato italiano, prevedeva circa 3 mila posti e borse di studio all’anno – molto meno rispetto al numero di domande ricevute. Il governo ha promesso di portare i posti a 16 mila a partire da quest’anno ma gli osservatori sono scettici circa la promessa.
Secondo il network tedesco Deutsche Welle, Lampedusa è diventata l’incarnazione del fallimento della politica non solo italiana ma anche europea sull’immigrazione. L’ex ministro dell’Interno leghista, Roberto Maroni, ha infatti in passato criticato l’inattività degli altri Stati europei per quanto riguarda il problema dei rifugiati.
Eppure, secondo la Deutsche Welle, gran parte delle colpe del fallimento sono da ascrivere proprio alla Lega Nord, alleata di Silvio Berlusconi e responsabile per le politiche dell’immigrazione fino al novembre 2011.
La Lega Nord ha stabilito regole rigorose e firmato accordi di rimpatrio con la Libia e altri Stati africani per rimandare immediatamente indietro gli immigrati, una politica vista con preoccupazione dall’agenzia per i rifugiati delle Nazioni Unite (UNHCR) che ha sottolineato come ai nuovi arrivati , sfuggiti alla dittatura e alla guerra civile, non fosse nemmeno data la possibilità di chiedere asilo. “Le politiche della Lega Nord non sono comunque state in grado di fermare l’afflusso alla fine”, ha scritto la Deutsche Welle.
Solo lunedì scorso, i richiedenti asilo eritrei sopravvissuti alla tragedia accaduta a Lampedusa ad ottobre sono usciti dal centro di accoglienza dove sono stati tenuti per più di 100 giorni e hanno finalmente lasciato l’isola italiana, dopo che le Nazioni Unite avevano condannato la loro prolungata permanenza definendola “non comprensibile e non accettabile”. Nella tragedia hanno perso la vita 300 immigrati eritrei che stavano cercando di raggiungere l’isola su un barcone.