“Rome’s bad deal” (Il cattivo affare di Roma). È questo il titolo che il “Financial Times” ha scelto per l’editoriale sull’abolizione dell’Imu in Italia.
Il quotidiano britannico presenta l’adozione della misura come frutto di un compromesso tra Enrico Letta e il Popolo della libertà, principale alleato di governo, per scongiurare una possibile crisi all’interno della fragile coalizione.
“Il primo ministro italiano è in una posizione difficile”, si legge sul Financial Times. Dopo la condanna di Berlusconi il Senato dovrà decidere sul suo futuro politico, e il Pdl sta facendo pressioni sul governo.
Così Letta ha agito sull’Imu per disinnescare temporaneamente la tensione.
Mentre il primo ministro ha detto che grazie all’abolizione della tassa ci sarà la possibilità di guardare al futuro con fiducia, stando all’analisi del Financial Times si è trattato invece dell’ennesimo trionfo della “politica a breve termine” contro gli interessi a lungo termine dell’Italia. Paragonati ai vantaggi, gli svantaggi che, secondo il quotidiano, deriveranno dall’eliminazione dell’Imu sono molto più numerosi.
Se è vero, infatti, che i mercati tireranno un sospiro di sollievo nel vedere che i segnali di ripresa economica non sono stati vanificati dall’instabilità politica, è pur vero che il compromesso sull’Imu non riuscirà probabilmente a eliminare del tutto le tensioni tra Partito democratico e Popolo della libertà.
In secondo luogo, la stabilità politica – per quanto temporanea – ha un prezzo molto alto. L’eliminazione dell’impopolare tassa sulla casa comporterà una diminuzione delle entrate dello Stato per almeno 3 miliardi e mezzo di euro, e l’Italia rischierà di non rispettare il suo impegno di ridurre il deficit di bilancio al di sotto del 3%.
Inoltre il prossimo anno la tassa di proprietà sarà introdotta di nuovo, ma con un’altra veste, e cioè combinando una tassa di servizio con una nuova imposta sulla raccolta dei rifiuti.
“Al contorto sistema fiscale italiano non giova una maggiore opacità. Sarà anche più difficile da affrontare il record notoriamente scarso di riscossione delle entrate. Una tassa di proprietà è più difficile da eludere e ha il vantaggio di non pesare sull’attività economica”, si legge nell’editoriale.
Infine, il Pd si troverà probabilmente a dover imporre una sgradita tassa sul servizio pubblico proprio prima delle elezioni e la necessità di trovare nuove fonti di entrata renderà più difficile realizzare le riforme che servono al Paese, come la riduzione dei costi eccessivi che gravano sul lavoro.
“Il Cavaliere, come sempre, ha giocato una politica intelligente”, conclude il Financial Times, “Ma mentre lui può rivendicare la vittoria contro i rivali, è ancora una volta l’Italia a perdere.”
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