In queste ore si è parlato molto di matrimoni gay a Bologna. La cosa ha fatto discutere perché si è facilmente frainteso il valore dell’atto, che non è giuridico ma esclusivamente simbolico.
Ieri, 15 settembre, è entrata in vigore la delibera firmata dal sindaco di Bologna Virginio Merola che prevede che le coppie gay sposate all’estero possano richiedere la trascrizione degli atti sui registri dello stato civile.
La delibera ha dato luogo a numerose critiche, tra le quali spicca quella del prefetto di Bologna, Ennio Mario Sodano, che ha richiesto l’annullamento del procedimento.
La trascrizione degli atti, tuttavia, non ha alcuna valenza legale in termini di riconoscimento degli effetti civili del matrimonio. “La nostra è una battaglia di civiltà, per cui non revoco il provvedimento e se riterrà opportuno interverrà il prefetto”, ha dichiarato il sindaco Merola.
Il senatore del partito Democratico Sergio Lo Giudice, insieme al marito, sono stati fra i primi a presentarsi come coppia in Comune non appena entrata in vigore la delibera.
“Questi atti rappresentano la presa d’atto che questi matrimoni sono accaduti”, ha commentato a Bologna Lo Giudice la notizia di una lettera del prefetto bolognese con la quale ha chiesto al sindaco di annullare la direttiva del 30 giugno scorso che ha dato il via libera alla trasrcizione sui registri dello stato civile dei matrimoni di persone dello stesso sesso contratti all’estero.
“La famiglia è una costruzione sociale che cambia, è infatti sottoposta a mutamenti culturali e sociali a cui prima o poi le istituzioni giuridiche dovranno uniformarsi”, ha aggiunto Lo Giudice.
Per l’adempimento della procedura in Comune sarà necessario presentare un apposito modulo, una copia delle carte di identità, gli atti originali del matrimonio con annessa dichiarazione del consolato italiano – o dell’Ambasciata – e la relativa traduzione effettuata da un interprete autorizzato.