I clown
La copertina di questa settimana dell’Economist è dedicata al risultato delle elezioni italiane. Sulla cover Beppe Grillo e Silvio Berlusconi. Dopo le parole del candidato socialdemocratico alla cancelleria tedesca Peer Steinbrück, che aveva definito Grillo e il Cav “due clown”, il settimanale britannico infierisce con un titolo molto elequente: “Entrino i clown. Come le disastrose elezioni in Italia minacciano il futuro dell’euro”.
Duro il commento del newsmagazine nei confronti dell’elettorato italiano che di “fronte alla peggiore recessione nel Paese dal 1930 e la possibile implosione della moneta unica europea ha deciso di ignorare la realtà dei fatti”. Severo nei riguardi dell’alto astensionismo e di quegli elettori che hanno sostenuto di nuovo Silvio Berlusconi, definito ministro “clownesco“ e ”causa principale dei problemi economici dell’Italia”. Perplesso del successo del MoVimento 5 Stelle (M5S), guidato “da un vero e proprio comico”.
Secondo l’Economist, “ben due terzi degli italiani ha respinto non solo l’austerità imposta dalla Germania della Merkel, ma l’intera agenda riformatrice progettata per migliorare un’economia a crescita quasi zero.E avverte: la paralisi economica italiana, e quindi europea, potrebbe portare al declino politico del Giappone dell’ultimo ventennio.
La preoccupazione maggiore è rivolta alle riforme che sono disperatamente necessari per ridare vitalità a un’economia asfittica. Il Pil italiano pro capite si è drasticamente ridotto negli ultimi 13 anni di euro, uno dei rari casi tra i Paesi dell’eurozona. Il motivo è riconducibile al costante aumento dei costi del lavoro degli ultimi anni e alla conseguente produttività in calo.
Se il prossimo governo non sarà in grado di riguadagnare la competitività perduta e far ripartire l’economia attraverso una maggiore liberalizzazione del lavoro e grazie alle dovute riforme del sistema giuridico e della previdenza sociale, l’economia soffrirà, e la disoccupazione giovanile raggiungerà livelli addirittura più alti di quella attuali, al 36 per cento.
Difficile immaginare l’Italia nella moneta unica in tali gravi difficoltà, e altrettanto difficile immaginare l’euro sopravvivere senza l’Italia. Roma è la terza più grande economia dell’eurozona e, anche se il suo deficit di bilancio è piuttosto basso, ha il più elevato debito pubblico (quasi 130 per cento sul Pil). È troppo elevato perchè riesca a cavarsela.
Senza riforme e crescita, la fine è in qualche modo già scritta: una serie di meeting sulla crisi, alcuni timidi tentativi di riforma per ottenere il sostegno di Angela Merkel, poca crescita, troppa austerità e poi un’altra crisi. L’euro sopravvive, ma a costo economico enorme. La zona euro diventa il Giappone.
L’ironia è che entrambi i ‘pagliacci’ italiani hanno ragione su un punto: “Grillo ha ragione sui politici italiani strapagati e corrotti. Berlusconi ha ragione affermanndo che l’austerità da sola non risolverà la crisi dell’Europa. Tuttavia, ciò non significa che gli italiani riusciranno a scappare dalla loro critica situazione. Se continuano a rifiutare le riforme, la realtà avrà la meglio. Qualsiasi cosa abbiano da dire i clown, non è una situazione divertente”, conclude l’Economist.