Chiuse le indagini da parte della procura di Pescara sulla tragedia dell’hotel Rigopiano di Farindola, travolto il 18 gennaio 2017 da una valanga che provocò 29 vittime. L’avviso di conclusione delle indagini riguarda 24 persone e una società.
Tra gli indagati anche l’ex prefetto di Pescara Francesco Provolo; il presidente della Provincia di Pescara, Antonio Di Marco, il sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta. Sotto accusa anche chi all’epoca guidava il dipartimento di Protezione civile e gli uffici tecnici del Comune di Farindola.
Nell’elenco diramanto dalla procura di Pescara c’è anche Bruno Di Tommaso, gestore dell’albergo e amministratore e legale responsabile della società Gran Sasso Resort & spa.
Sono sette i reati, a vario titolo, ipotizzati dai magistrati: disastro colposo; lesioni plurime colpose; omicidio plurimo colposo; falso ideologico; abuso edilizio; omissione d’atti d’ufficio e abuso in atti d’ufficio.
L’inchiesta non si è però limitata, termporalmente, al momento della tragedia. Per questo tra gli indagati figura un lungo elenco di ex amministratori, funzionari e dirigenti che, negli anni, hanno concesso permessi e autorizzazioni alla Gran Sasso spa.
Il rammarico dei parenti delle vittime dell’hotel Rigopiano
“Prendiamo atto delle decisioni della magistratura” ma “c’è rammarico per aver appreso che molti nomi sono stati esclusi”. Quanto il commento che si legge sul profilo Facebook “Rigopiano, in attesa del Fiore”, curato dal Comitato vittime di Rigopiano. Ora “aspettiamo tuttavia, come da procedura, di ottenere gli atti” quindi “si valuterà ogni azione e decisione. Ci sarà un processo dove si saprà realmente chi ha sbagliato e cosa è successo veramente”. Certo, “l’amarezza rimane, ma dobbiamo necessariamente attenerci agli atti per poi agire”.
Hotel Rigopiano, esclusi dagli indagati i “big” della politica
La rabbia dei famigliari è per l’esclusione dall’elenco degli indagati di 15 persone precedentemente scritte, tra cui gli esponenti politici di maggior peso: gli ex governatori Luciano D’Alfonso, Ottaviano Del Turco e Gianni Chiodi. Con i vari assessori che negli anni hanno avuto la delega alla Protezione Civile.
Esclusa dagli indagati anche la funzionaria della Prefettura di Pescara che raccolse l’allarme lanciato telefonicamente dal ristoratore Quintino Marcella, non credendo però alla sua richiesta d’aiuto.
Tragedia hotel Rigopiano: le accuse
Negligenze. Imperizie. Imprudenza. Violazioni di leggi. Questo il quadro accusatorio confermato nell’avviso di conclusione delle indagini a carico del sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta, degli ex sindaci Antonello De Vico e Massimiliano Giancaterino, del tecnico comunale Enrico Colangeli e di Luciano Sbaraglia, tecnico geologo.
Le indagini sulla tragedia si sono concentrate sulla mancata realizzazione della carta valanghe; sulle presunte inadempienze relative alla manutenzione e sgombro delle strade di accesso all’hotel; e sul tardivo allestimento del centro di coordinamento dei soccorsi.
Tra le contestazioni anche il mancato inserimento nel Piano emergenza comunale della previsione “del divieto di utilizzo nella stagione invernale della struttura alberghiera o quantomeno, in caso di allerta meteo per eccesso di neve o bollettini meteo di rischio valanga, la sospensione dell’attività alberghiera con ordine di evacuazione dei presenti dalla struttura”.
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