A Napoli, nei pressi dei Gradoni di Chiaia, un uomo ha picchiato la sua compagna perché aveva deciso di lasciarlo. L’ha raggiunta in strada, l’ha colpita con schiaffi e pugni e poi le ha messo al collo il guinzaglio del cane. La donna dopo le percosse è svenuta.
Alcuni passanti che hanno assistito alla scena sono subito intervenuti chiamando la polizia. L’intervento dei testimoni ha permesso alle forze dell’ordine di bloccare e arrestare l’uomo, che è stato giudicato per direttissima e condannato a 1 anno e 4 mesi dal pm di turno, oltre alla applicazione della misura cautelare del divieto di avvicinamento alla vittima della sua violenza.
La vittima, priva di sensi, è stata portata all’ospedale Cardarelli. I medici hanno riscontrato traumi guaribili in 21 giorni.
La donna in ospedale ha raccontato ai vigili che il compagno era solito reagire in modo violento.
Un po’ di dati sulla violenza di genere
È una strage che non si ferma quella consumata sulla vita delle donne in Italia. Sono state 106 le vittime di femminicidio in Italia nei primi dieci mesi del 2018, secondo l’aggiornamento statistico sul fenomeno curato da Eures – Ricerche economiche e sociali in vista della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne del 25 novembre.
Dall’1 gennaio al 31 ottobre 2018, rispetto al totale degli omicidi commessi in Italia i femminicidi sono saliti al 37,6 per cento rispetto al 2017, quando erano al 34,8 per cento. I dati mostrano che le violenze avvengono in famiglia (il 70,2 per cento) e in coppia (il 65,2 per cento nel gennaio-ottobre 2017).
Eures sottoliena un aumento progressivo dell’età media delle vittime, che raggiunge il suo valore più elevato proprio quest’anno: 52,6 anni per il totale delle donne uccise e 54 anni per le vittime di femminicidio familiare (in molti casi donne malate, uccise dal coniuge anch’esso anziano, che poi a sua volta si è tolto la vita).
“La coppia è l’ambito più a rischio per le donne” – Tra il 2000 e i primi dieci mesi del 2018 le donne uccise sono state 3.100, una media di più di tre a settimana. E in quasi tre casi su 4 (il 72 per cento) si è trattato di donne cadute per mano di un parente, di un partner o di un ex partner.
“La coppia rappresenta l’ambito più a rischio per le donne, con ben 1.426 vittime di coniugi, partner, amanti o ex partner (pari al 66,1 per cento dei femminicidi familiari e al 47,6 per cento del totale delle donne uccise”, avverte Eures.
Con la progressiva riduzione del numero totale degli omicidi – sceso nel 2017 al minimo storico di 396 – e delle vittime di sesso maschile, l’incidenza delle donne uccise cresce progressivamente fino al picco del 2016 (38%): nel 2017 si registra la percentuale piu’ elevata dell’intero periodo considerato di femminicidi familiari (112 su 141, pari al 79,4%) ed una delle piu’ basse per i femminicidi di coppia (67, pari al 59,8%) mentre aumenta l’incidenza delle madri uccise dai propri figli (16,1%).
Il nord e Roma le zone più a rischio – Il nord si conferma l’area più a rischio, concentrando la prevalenza degli omicidi con vittime femminili davanti al sud (36,3%) e al centro.
Disaggregando i dati a livello regionale, il maggior numero di femminicidi si concentra in Lombardia (24 nel 2017, pari al 17 per cento del totale, di cui 17 familiari) davanti a Lazio (9,2 per cento), Puglia (9,2 per cento), Campania (8,5 per cento), Veneto (8,5 per cento), Emilia Romagna (7,8 per cento), Piemonte (7,1 per cento), Sicilia (7,1 per cento), Toscana (6,4 per cento) e Sardegna (5,7per cento).
A livello provinciale, è l’area metropolitana di Roma a conservare nel 2017 il primato di territorio più “pericoloso”, con 10 donne uccise (pari al 7,1 per cento del totale), seguita da Milano, con 7 vittime (di cui 6 all’interno del contesto familiare o amoroso), Bari, Caserta, Como e Catania con 5 ciascuna e Chieti, Parma, Taranto e Venezia con 4.
Le denunce inascoltate – Secondo l’Eures, oltre un terzo delle vittime di femminicidi di coppia ha subito nel passato ripetuti maltrattamenti, e l’omicidio rappresenta l’atto estremo di ripetute violenze fisiche e psicologiche: il 34,7 per cento dei casi noti nel 2015, il 36,9 per cento nel 2016 e il 38,9 per cento nel 2017.
Un dato su cui riflettere: nella maggioranza dei casi (il 57,1%per cento nel 2017) tali violenze erano a conoscenza di terze persone e nel 42,9 per cento delle occasioni la donna aveva presentato regolare denuncia. Senza evidentemente ricevere un’adeguata protezione.
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