Disavventura, per fortuna senza conseguenze, per il giornalista sportivo Guido Meda.
Nel pomeriggio di lunedì, 20 agosto 2018, il cronista – storica voce del MotoGp e vice direttore di Sky Sport con delega ai motori – si trovava a bordo di una barca di 15 metri al largo dell’Isola del Giglio, in Toscana, insieme ad altre otto persone, tra cui cinque bambini. Barca che è poi affondata durante una burrasca.
“A un certo punto – ha raccontato Meda, 52 anni, al Corriere della Sera – abbiamo cominciato ad affondare, non sappiamo ancora perché. C’era burrasca ma non siamo andati a sbattere sugli scogli come è stato riportato: quando la barca è andata contro gli scogli noi eravamo già tutti sul gommone di salvataggio. Il capitano ha fatto tutto il possibile”.
Tutti i passeggeri sono stati salvati senza conseguenze se non tanta paura.
Nella notte poi Meda ha scritto un tweet in cui si augurava di incontrare presto le persone che hanno dato l’allarme: “Vorrei conoscere le quattro persone mandate da un angelo custode che da riva ci hanno visto affondare tra le onde e hanno chiamato i soccorsi. Se non fosse stato per loro…”, le sue parole.
Vorrei conoscere le quattro persone mandate da un angelo custode che da riva ci hanno visto affondare tra le onde e hanno chiamato i soccorsi. Se non fosse stato per loro…
— guido meda (@guidomeda) 20 agosto 2018
A distanza di qualche ora dalla disavventura il giornalista ha poi scritto un lungo post su Facebook:
“Del nostro naufragio al Giglio, poi vi racconteró anche meglio dettagli ed emozioni, ma intanto ecco un sunto, che parte da uno spunto critico. Tra le cronache che ho letto poche, o quasi nessuna, sono corrette. Io del resto avevo troppi pensieri e troppe cose da fare per poter dar retta a tutti i colleghi che mi hanno chiamato o hanno provato a chiamarmi. Ne approfitto. A parte chi mi ha attribuito a caso la proprietà di uno yacht che non ho (magari!) , c’è una notizia, pubblicata da un sito, che parla di “errore durante un tentativo di attracco”! Mi piacerebbe sapere la fonte perché è una totale sciocchezza e come tale va smentita; non è la realtá e non rende merito a tutto ció che di buono il proprietario della barca che ci ospitava, un caro amico esperto e scrupolosissimo, ha fatto da subito per ottenere il meglio ed evitare il peggio. Nessuno scoglio, nessun attracco fallito. Siamo naufragati in mare, mare grosso, appena fuori dalla Baia di Campese e al largo di cala Monella, mentre navigavamo piano con le onde di prua e con vento fortissimo, cercando di scappare da una burrasca non prevista da nessun bollettino e montata in pochi minuti. Non sappiamo ancora il perché, magari le onde, magari l’urto con un oggetto galleggiamte, magari un motore, ma quando la barca ormai piena d’acqua è andata giù, l’abbiamo abbandonata”.
“È un momento bruttissimo che capisco solo oggi e che non auguro a nessuno. Ci siamo tenuti i ragazzi vicini, li abbiamo messi definitivamente in sicurezza, siamo stati uniti tra noi, ci siamo aggrappati a quello che c’era fino all’apertura della zattera autogonfiabile. È durato poco, due minuti, uno forse, ma è sembrato moltissimo. Ci siamo issati lì e lì abbiamo aspettato fino a quando la lancia K4 di un’impresa privata di lavori marittimi (professionisti fenomenali il comandante e suo figlio, avvertiti da tre o quattro angeli custodi che per puro caso avevano visto la scena da terra) ci ha individuati ed è venuta a prenderci. In questo caso è passato del tempo, che è sembrato molto ed è stato molto, in cui il mio amico ed io siamo rimasti in acqua cercando di spingere e stabilizzare la zattera a nuoto per evitare che le onde e il vento ci sospingessero verso terra, verso le rocce. Con quel mare lì… allora sì che sarebbe stato un guaio per le nostre famiglie”.
“Confermo la (tristemente) nota, ma meravigliosa ospitalità della gente del Giglio, mentre del sindaco, di cui ho letto, onestamente non l’ho conosciuto. Siamo ancora al Giglio, ci prepariamo a tornare e poi si va a Silverstone per il Gp. Come prima, meglio di prima. Grazie a tutti, a Ido e Leonardo, alla Capitaneria, a Francesco, ad Angelo, a Paola e Andrea, a Cristiano, grazie anche a chi ha capito che certe volte scherzare male su cose così non è umano, che il cinismo da social davanti a certe situazioni è pattumiera. Chi non l’ha capito ha un problema lui. Io sono orgoglioso della mia famiglia a cui auguro anni di anonimato digital/social e mille milioni di miglia di crociera serena e senza burrasche improvvise. Un papà fiero”.
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