Con il crollo del ponte Morandi a Genova, su cui scorreva il tratto finale della autostrada A10, torna a galla la questione della Gronda.
Questa infrastruttura avrebbe dovuto collegare Genova con le autostrade del nord per fare in modo che il traffico sul viadotto dell’A10 e sul ponte Morandi fosse diluito.
Il progetto è stato fermamente osteggiato dai comitati “No Gronda” del Movimento 5 Stelle. Nei gironi scorsi il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli aveva inserito l’opera tra quelle da ridiscutere, mentre nel 2017 il suo predecessore, Graziano Delrio, aveva approvato la Gronda dichiarandola di pubblica utilità, come si legge su Autostrade.it.
Inoltre, proprio nel giorno del crollo, è spuntato un documento del Coordinamento dei comitati “No Gronda” pubblicato sul sito degli attivisti del Movimento 5 Stelle in cui si riteneva una “favoletta” la possibilità che il ponte Morandi di Genova crollasse.
Che cos’è la Gronda
A definire nel dettaglio che cosa sia la Gronda di Genova è proprio Autostrade. Sul sito dell’ente privato si legge che l’opera è una “nuova infrastruttura che comprende 72 km di nuovi tracciati autostradali e si allaccia agli svincoli che delimitano l’area cittadina (Genova Est, Genova Ovest, Bolzaneto), si connette con la direttrice dell’A26 a Voltri e si ricongiunge con l’A10 in località Vesima”.
E si sottolinea ancora che “vista la complessità dal punto di vista orografico del territorio attraversato, il nuovo sistema viario si sviluppa quasi interamente in sotterraneo e prevede 23 gallerie, per un totale di circa 54 chilometri, circa il 90% dell’intero tracciato, con sezioni variabili fino ai 500 metri quadri dei cameroni di interconnessione tra gli assi autostradali”.
“Le opere all’aperto comprendono la realizzazione di 13 nuovi viadotti e l’ampliamento di 11 viadotti esistenti”.
Come si legge sempre sul sito, “le autostrade dell’area genovese svolgono oggi anche la funzione di tangenziale per il traffico urbano e di scambi con volumi di traffico molto elevati; in molti punti della rete si registrano flussi superiori ai 60.000 transiti giornalieri, con un’alta percentuale di veicoli commerciali. Diventa pertanto fondamentale dividere il traffico cittadino da quello di attraversamento e dai flussi connessi con il porto”.
Ed ecco spiegato l’obiettivo principale dell’opera: “Il Progetto della Gronda di Genova si pone l’obiettivo di alleggerire il tratto di A10 più interconnesso con la città di Genova – cioè quello dal casello di Genova Ovest (Porto di Genova) sino all’abitato di Voltri – trasferendo il traffico passante sulla nuova infrastruttura, che si aggiungerà all’esistente, costituendone di fatto un potenziamento “fuori sede”.
Un’opera molto discussa
L’iter per l’approvazione del progetto, però, non è stato semplice. Il 4 dicembre 2012 l’allora Presidente degli industriali di Genova, Giovanni Calvini, a proposito della Gronda, disse: “Voglio essere chiaro. Questa giunta non può pensare che la realizzazione dell’opera non sia un problema suo. Perché guardi, quando tra dieci anni il Ponte Morandi crollerà, e tutti dovremo stare in coda nel traffico per delle ore, ci ricorderemo il nome di chi adesso ha detto ‘no'”.
Il riferimento era in modo chiaro all’opposizione del Movimento 5 Stelle. Ma nel 2016 era il sindaco della città, Doria, a mettere in dubbio il progetto. A scriverne è il quotidinao il Secolo XIX:
“I costi di interrompere a metà un’opera già partita, anche se ci si è resi conto che non era l’infrastruttura migliore, diventano insostenibili ma un’opera che non è mai partita, a un po’ di anni dalla sua progettazione (il primo progetto della Gronda risale al 1984, ndr) può essere invecchiata”.
A quel punto il Movimento 5 Stelle risponde alle parole del sindaco, accusandolo di aver ormai perso la faccia, facendo un passo indietro: “Il sindaco Doria prende atto a distanza di 5 anni di come la Gronda sia un progetto inutile, dannoso e non necessario, come il Movimento 5 Stelle ripete da sempre. È l’ennesimo voltafaccia di un sindaco che ormai la faccia l’ha persa davanti ai cittadini”.
I collegamenti tra la Gronda e ponte Morandi
La Gronda di Genova si proponeva, dunque, di alleggerire il traffico autostradale che gravava sul ponte Morandi, che, costruito negli anni Sessanta, era destinato ad essere declassato proprio all’indomani della costruzione della nuova tangenziale.
L’opera, dopo anni e anni di polemiche, aveva ottenuto il via della Ue, ma vista la mancanza di fondi pubblici, a farsi carico dei costi della nuova infrastruttura dovrebbe essere Autostrade per l’Italia. Come si legge su Il Sole 24 Ore, in cambio di quattro anni di proroga della sua concessione in vigore.
In questo modo la scadenza si sposterebbe dal 2038 al 2042. Un modo per mitigare i rincari tariffari dei pedaggi necessari per la Gronda e le altre opere “minori” (in prevalenza terze e quarte corsie) previste dall’accordo Governo-Aspi.
Dopo dieci anni di discussioni politiche, il progetto della Gronda di Genova è stato approvato da Bruxelles e, mentre la data di apertura dei cantieri sarebbe prevista per la fine del 2018, si riaccendono i riflettori sulla nuova infrastruttura ligure.
Ad oggi, con la tragedia del crollo del ponte Morandi, le carte in tavola per la relizzazione della nuova autostrda potrebbero cambiare, di nuovo.