È emerso nei giorni scorsi un episodio gravissimo, avvenuto in una scuola paritaria di Cagliari, dove alcuni genitori non hanno gradito l’arrivo a scuola di due minori non accompagnati provenienti dall’Africa.
La scuola delle suore Mercedarie di via Barone Rosso ha accolto un bambino egiziano di nove anni e uno etiope di 12, ma alcuni genitori hanno protestato arrivando persino a minacciare di trasferire i propri figli in un altro istituto.
Due famiglie hanno persino ritirato i propri bambini, e la scuola è stata costretta a costruire a un bagno separato per i due minori.
Perché? Secondo le ricostruzioni raccolte dagli inquirenti, le famiglie degli studenti della scuola erano preoccupati per l’aspetto sanitario dell’arrivo dei due profughi bambini.
Ci sono volute quattro riunioni tra le suore, gli insegnanti e i genitori per arrivare alla conclusione che i bambini non sono portatori di malattie, come certificato dalla Asl, e che l’accoglienza è un valore che non si discute, soprattutto se si tratta di bambini arrivati sulle nostre coste da soli dopo un viaggio pieno di insidie e in fuga da situazioni estreme di povertà e conflitto.
Ma intanto, sottolinea Angela Quaquero, presidente dell’Ordine degli psicologi della Sardegna, questo episodio ha causato un grave trauma che “riguarda sia chi subisce questa inaccettabile discriminazione, sia chi ne è inconsapevole esecutore”.
“L’episodio, di per sé gravissimo” – ha aggiunto Quaquero – “lo è ancora di più se si considera che va a incidere su un’età, quella evolutiva, nella quale restano tracce indelebili, con pericolosi esiti nel corso della vita, soprattutto sul versante della maturazione affettiva”.
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