“Mi auguro che la denuncia per porto abusivo di casacca, presentata contro il Salvini pompiere da un sindacato dei vigili del fuoco, possa rientrare al più presto in guardaroba”.
A scriverlo, nella sua rubrica quotidiana sul Corriere della Sera, è Massimo Gramellini, con riferimento alla denuncia presentata dal sindacato Usb dei Vigili del Fuoco contro il ministro dell’Interno.
Una frase che però nasconde una forte carica di ironia, come lo stesso Gramellini precisa poco dopo. Perché sarebbe meglio che il sindacato non desse seguito alla denuncia?
Non perché l’iniziativa sia sbagliata in sé, ma perché, secondo l’editorialista del Corriere, “la vita dell’indossatore istituzionale è già abbastanza infernale così”.
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Gramellini passa quindi ad elencare i “numerosi panni” vestiti da Salvini nella sua quotidianità, istituzionale e non solo.
“La mattina si infila il camice da bidello sopra il pigiama per accompagnare i figli a scuola, lo copre con un giubbotto da ausiliario del traffico per trovare parcheggio e vi aggiunge un grembiule spruzzato di farina per compiacere il panettiere che gli prepara le pizzette con cui poserà in uno dei suoi selfie commestibili”.
Quanto all’attività istituzionale, l’editorialista del Corriere cita le numerose divise indossate (o indossabili) dal vicepremier: non solo quella dei pompieri, ma anche quella della polizia e perché no, un gilet giallo, o una tuta da operaio.
Per non parlare delle felpe, vero marchio di fabbrica del ministro dell’Interno: “Possiede felpe per tutte le occasioni: grigia, se c’è da incontrare un banchiere; mimetica, se c’è da incontrare un migrante”.
Gramellini conclude quindi il suo Caffè in maniera ancora più sardonica, sottolineando come a Salvini ogni tanti capiti di “incontrare se stesso, ma è tale la sorpresa che non sa mai cosa mettersi”.