Il giornalista Massimo Gramellini è intervenuto sulla polemica per le dichiarazioni di Guy Verhofstadt, l’eurodeputato che ha definito “burattino” il premier italiano Giuseppe Conte.
Nella sua quotidiana rubrica ‘Il caffè’, pubblicata sul Corriere della Sera, Gramellini scrive: “Signor Verhofstadt, quando un giocatore della mia squadra sbaglia un gol, il che purtroppo capita abbastanza spesso, lo esorto con una certa vivacità a cambiare mestiere. Ma se qualcun altro osasse ridicolizzarlo, lo azzannerei cortesemente alla giugulare”.
Il giornalista paragona poi il discorso dell’europarlamentare belga al drammaturgo William Shakespeare: “Ha elogiato l’Italia e gli italiani del passato per meglio insolentire quelli del presente, dando del burattino al primo ministro in carica”.
Ma, sottolinea Gramellini, “molti politici del Nord Europa, incapaci di far pagare le tasse alle multinazionali dove talvolta si trasferiscono a fine carriera, in materia di burattini potrebbero tenere corsi di specializzazione a Pinocchio”.
Fin qui l’articolo sembra una difesa in favore di Conte. Poi, però, arriva la stilettata contro il premier e i governi italiani degli ultimi anni.
“Sono almeno vent’anni che incoraggiamo i politici stranieri a trattare da macchiette i nostri governanti, persino quando lo sono e perciò andrebbero protetti dal disprezzo altrui per godersi soltanto il nostro”, scrive Gramellini.
“È proverbiale la capacità degli italiani di dissociarsi da sé stessi, addossando la responsabilità dei risultati elettorali a un popolo ignoto e ostile, composto dalla maggioranza dei loro connazionali”.
Stavolta, invece, conclude il giornalista del Corriere della Sera, “ci siamo sentiti offesi quasi tutti. Forse perché quel Conte che si lasciava insultare da lei con tanta dignità non sembrava neanche un italiano”.