Nel suo editoriale Il Caffè in prima pagina ogni mattina sul Corriere della Sera il giornalista e scrittore Massimo Gramellini ha commentato la tragica storia della bambina di 11 anni stuprata in Argentina a cui è stato negato l’aborto.
“Sei una bambina di undici anni e vivi non lontano da Tucumàn, la città in cui De Amicis ambientò la scena madre di Dagli Appennini alle Ande”. – racconta Gramellini. “Per sottrarti al destino delle tue sorelle maggiori, sistematicamente violate dal suo compagno, tua madre ti affida alle cure della nonna e purtroppo a quelle del suo uomo, un vecchio bavoso che ti mette incinta”.
“In Argentina l’aborto è consentito solo in casi estremi come il tuo”, dice lo scrittore. E in effetti è così, perché se è vero che in Argentina l’interruzione di gravidanza è vietata, è anche vero che è concessa nel momento in cui la vita della madre è in pericolo o in caso di violenza sessuale.
E questo era il caso della bambina argentina di 11 anni, che è corsa in ospedale urlando ai camici bianchi come scrive Gramellini. “Toglietemi ciò che quell’uomo ha messo dentro di me”, aveva detto la bambina.
“Ma loro tergiversano a frotte, trincerandosi dietro quelli che chiamano «convincimenti personali» e che proverò a riassumerti così: l’unica vita di cui non ci importa niente è la tua. La vita di una bambina costretta a subire ogni genere di violenza, compresa quella di un sistema che pretende di obbligarla a fare la madre a un’età in cui avrebbe diritto di essere trattata decentemente da figlia”.
“Ti disperi, anche contro te stessa, e per due volte tenti di ammazzarti, ma nulla sembra impietosire i tuoi immacolati carnefici. Finché incontri una dottoressa che finalmente ti vede per ciò che sei: una bambina”.
La storia della bambina di 11 anni violentata dal compagno della nonna e costretta a portare avanti la gravidanza non ha scosso solo l’Argentina, ma anche la rete di tutto il mondo che sul web ha lanciato l’hashtag #NiñasNoMadres. Perché a undici anni sei una bambina, non una madre.
Gramellini la chiama “Lucia, un nome di fantasia da sventolare nelle piazze come vittima e testimone di un sopruso vero. Qualsiasi sia il tuo vero nome, resti una bambina di undici anni. Chi non vuole capirlo ha perso di vista l’essenziale”.