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Il premier Conte racconta gli anni da studente universitario: “Avevo i soldi contati, mangiavo alla mensa a tariffa agevolata”

Il presidente del Consiglio svela alcuni ricordi della sua vita privata in un'intervista al settimanale Panorama

Di Enrico Mingori
Pubblicato il 2 Gen. 2019 alle 18:50

Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha rilasciato una lunga intervista al settimanale Panorama in cui parla non solo di politica ma anche di alcuni aspetti della sua vita privata prima di diventare premier. Dagli anni da studente universitario al La Sapienza di Roma con pochi soldi in tasca al suo impegno come volontario nella struttura cattolica Villa Nazareth, fino alla passione per il calcio.

“Mi piace segnare qualche gol, sono uno che vede la porta. E mi piace far giocare gli altri, che, come sa chi conosce il calcio, è la soddisfazione più grande in una squadra”, dice.

Nel colloquio con il giornalista Luca Telese, Conte racconta che dopo la maturità i suoi genitori gli concessero la prima vacanza della sua vita, in Inghilterra: “Un viaggio bellissimo, formativo, fatto con pochi soldi”, ricorda. “Così totalizzante che quando tornai mi accorsi che a Giurisprudenza i corsi stavano per iniziare. Dovetti correre a Roma e non avevo un letto dove dormire”.

Il premier, nativo di Volturara Appula, in provincia di Foggia, spiega che trovò una sistemazione solo all’ultimo momento “con altri ragazzi di San Giovanni Rotondo che in paese dicevano: ‘Abbiamo preso casa a Roma’”. In realtà, sorride, l’appartamento si trovava a La Rustica, zona assai distante dal centro.

“Ogni mattina uscivo alle 6.00, prendevo due o tre mezzi per arrivare all’Università in tempo per le 8.00: non esattamente la vita universitaria che avevo immaginato”, racconta. “Ero sempre bloccato nel traffico, o per strada, o in ritardo cronico. Raggiungevo aule in cui c’erano 800 o 1000 persone e restavo fuori perché non trovavo posto: per i primi due mesi non ci capii nulla”.

Conte racconta poi che i suoi genitori gli davano “i soldi contati per via di una teoria tutta loro…”: “Che ogni lira in più mi avrebbe messo a rischio per via delle tante tentazioni e delle tante distrazioni offerte dalla capitale”, spiega.

“Non mi è mancato nulla, ma per tutta la durata degli studi ho spesso mangiato alla mensa universitaria, a tariffa agevolata. Non mi sono concesso distrazioni eccessive”. “Escluso il cameriere”, dice, ho fatto lavori “di ogni tipo”. “Ma in quegli anni bellissimi, e in questo modo, sono diventato quello che sono oggi”, riflette.

Sempre in quegli anni il premier prestò servizio come volontario per la struttura cattolica Villa Nazareth: “Tutto iniziò perché mia madre leggeva Famiglia Cristiana con cura quasi maniacale, dalla prima all’ultima riga. Aveva letto di un collegio cattolico, dove si poteva accedere con un concorso che si sarebbe dovuto celebrare di lì a breve”.

Su indicazione della madre, Conte partecipò al concorso e lo superò, ma il suo posto fu preso da un candidato che aveva più bisogno economico di lui. Dopo quattro anni, racconta il premier, la direttrice “mi telefonò e disse: ‘Conte, tutto bene? Si è laureato?’. Effettivamente mi ero appena laureato e avevo appena iniziato a fare l’assistente all’università. E mi propose di collaborare”.

Conte accettò: “Con l’istituto – dice – andammo persino in America, in missione. Fu una delle esperienze più belle e utili della mia mia vita”.

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