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Il premier Giuseppe Conte parla di manovra e sbaglia il congiuntivo | VIDEO

La gaffe è diventata subito virale sui social network

Di Rossella Melchionna
Pubblicato il 26 Nov. 2018 alle 09:17 Aggiornato il 26 Nov. 2018 alle 23:18

C’è chi sostiene, ironizzando, di aver capito perché sia un pentastellato come Di Maio, e chi mette in discussione la sua esperienza da professore. Gli utenti dei social prendono in giro il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, dopo lo scivolone sul congiuntivo del 24 novembre 2018.

Il premier, di fronte ai microfoni dei giornalisti, stava parlando della manovra quando ha commesso l’errore: “Non so perché i giornali scrivino di cambiamento. Noi abbiamo parlato di rimodulazione alla luce delle determinazioni del Parlamento”.

Chi è Giuseppe Conte

Giuseppe Conte, avvocato e ordinario di diritto privato all’Università di Firenze, era tra i nomi scelti da Luigi Di Maio nell’elenco dei ministri dell’eventuale governo Cinque Stelle.

Conte ha 54 anni, ed era stato indicato per ricoprire l’incarico di ministro della Pubblica amministrazione, deburocratizzazione e meritocrazia.

Si è laureato in Giurisprudenza presso l’Università La Sapienza di Roma (1988) con votazione 110/110 e lode. Tra il 1992 e il 1993 è stato borsista presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR).

Secondo il suo curriculum, ha proseguito gli studi a Yale, negli Stati Uniti, a Vienna, Parigi, Cambridge e New York. Su alcuni di questi punti nei mesi scorsi ci sono state delle polemiche, dopo che la NYU ha detto che il suo nome non era negli archivi.

Nel corso della sua carriera accademica ha insegnato diritto civile e commerciale presso l’Università di Roma Tre, la Lumsa di Roma, l’Università di Malta e quella di Sassari.

Inoltre è condirettore della collana dell’editore Laterza dedicata ai “Maestri del diritto”.

Conte è membro del Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa, e ha presieduto la commissione speciale del Consiglio di Stato che ha “destituito” Francesco Bellomo, il consigliere finito nella bufera per i corsi per aspiranti magistrati conditi da avances, minigonne e “contratto” per le borsiste.

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