La ricerca della verità nell’omicidio di Giulio Regeni si riempie di ulteriori ostacoli.
Dopo l’arresto di Amal Fathy, l’attivista sostenitrice della famiglia Regeni al Cairo e moglie di Mohamed Lotfy, responsabile della Commissione egiziana per i diritti e le libertà (ECRF), nonché (e soprattutto) consulente legale dei Regeni in Egitto, avvenuto l’11 maggio, la preoccupazione dei legali – italiani ed egiziani della famiglia Regeni si fa sempre più alta.
Alessandra Ballerini, l’avvocata italiana della famiglia, ha infatti diffuso le parole di Ahmad Abdallah, uno dei consulenti dei Regeni al Cairo, che fa sapere come in questo momento la tensione sia altissima, così come il rischio di ulteriori arresti intimidatori.
Riportiamo le parole dell’avvocata:
“Riceviamo dal nostro consulente Ahmad Abdallah, che noi chiamiamo affettuosamente Abdallah “il buono”, un messaggio inquietante e commovente.
Noi, Paola, Claudio ed Alessandra,
siamo molto in apprensione per la sorte dei nostri difensori al Cairo, tutti loro stanno pagando un prezzo altissimo in termini di libertà e sicurezza a causa della loro eroica ed irriducibile battaglia legale nel cercare e pretendere al nostro fianco verità per Giulio. Sappiamo che le ambasciate dei paesi della Ue e quella italiana in particolare stanno prodigandosi per “mettere in sicurezza” i nostri consulenti dell’Ecrf, ma, come leggerete nel messaggio di Abdallah, la situazione è molto, molto pericolosa.
Abdallah rischia in ogni momento di essere nuovamente catturato e così messo a tacere dalle forze di polizia egiziane.
Vi chiediamo, ancora una volta, di stare dalla nostra parte e di diffondere questo testo perché nessuno debba più pagare per aver preteso e per pretendere Verità per Giulio. Noi siamo la loro speranza. Paola Deffendi Claudio Regeni Alessandra Ballerini“.
Di seguito le parole di Ahmad Abdallah:
“Non hai bisogno di vedere l’intera scala. Inizia semplicemente a salire il primo scalino’, Martin Luther King.
Circa due anni e mezzo fa, abbiamo iniziato il percorso per arrivare alla verità su quanto accaduto realmente a Giulio Regeni, due anni pieni di speranza e dolore.
In questi due anni molti fatti sono stati chiariti, mentre molte domande sono rimaste senza risposta.
In questi due anni e mezzo sono stato arrestato una volta, nell’aprile 2016 dallo stesso poliziotto che stava seguendo Giulio, sono rimasto in carcere per quattro mesi e mezzo compreso un periodo di isolamento.
In questi due anni e mezzo l’avvocato Ibrahim Metwally, che ci stava aiutando nella causa di Giulio è stato arrestato mentre stava cercando suo figlio, fatto sparire a forza.
Metwally è tutt’ora in isolamento, trattenuto all’interno di una cella sporca, senza finestre, dove gli viene negata anche la luce del sole.
Venerdì scorso è iniziato un nuovo capitolo, questa volta hanno iniziato a prendere di mira le nostre famiglie.
Alle 2:30 del mattino gli agenti delle forze di sicurezza dello Stato hanno fatto irruzione nella casa di Mohamed Lotfy, un cittadino egiziano-svizzero, e dopo avergli sequestrato il telefono, lo hanno condotto insieme a sua moglie Amal Fathy ed al figlio di 3 anni, presso una stazione di polizia.
Mohamed e suo figlio sono stati rilasciati ma la moglie Amal è stata accusata in due occasioni di aver compiuto atti di minaccia alla sicurezza dello Stato, ricevendo 2 ordini di detenzione preventiva di 15 giorni ciascuno, perché avrebbe pubblicato un video su Facebook criticando lo Stato, colpevole di non aver sanzionato adeguatamente il reato di molestie sessuali.
Di sicuro le accuse mosse nei confronti di Amal hanno scopo puramente intimidatorio, atteso il lavoro che svolgiamo all’ECRF.
Infatti, il Procuratore per la sicurezza dello Stato ha negato ad Amal qualsiasi incontro con suoi avvocati e, durante l’interrogatorio, le ha chiesto ininterrottamente informazioni su di me per circa un’ora.
Ciò significa che sto correndo il rischio di essere arrestato a mia volta per attentato alla sicurezza dello stato.
Proprio coloro che dovrebbero investigare e fare luce sulla morte di Giulio, stanno arrestando quelli che davvero cercano di far emergere la verità.
Signore e signori, vi sto parlando ora mentre mi nascondo dalle Forze di sicurezza dello Stato, dormo fuori da casa mia perché ho paura che facciano del male alla mia famiglia.
Posso capire perché tutto questo ci sta accadendo: vogliono creare i presupposti affinché emerga la “verità” più conveniente per loro, ma non la reale verità nel caso di Giulio.
Vogliono eliminare tutti i partner egiziani che lavorano per aiutare la Famiglia Regeni in modo che nessuno possa controllare la fondatezza o meno delle informazioni estrapolate dal procedimento giudiziario egiziano.
Signore e signori, in questo momento siamo presi di mira ed abbiamo bisogno del vostro aiuto affinché Amal sia rilasciata e possa crescere suo figlio in pace, affinché Ibrahim sia liberato e possa aiutarci a prevenire ulteriori persecuzioni alla nostra organizzazione.
Signore e Signori vi assicuro che, qualunque cosa faccia l’apparato di sicurezza dello stato, non smetteremo di impegnarci per trovare la verità per Giulio, la verità vera, non quella più conveniente e sono certo che ci riusciremo.
Questa non è una semplice previsione.
È una promessa.
Grazie mille
Ahmad Abdallah,
15 maggio 2018, Cairo – Egitto”