Eccola, la porno-deputata: adesso chiunque può vederla come mamma l’ha fatta, dare di gomito. Sorridere, stupirsi. Contro Giulia Sarti si sta abbattendo il più grande ordigno mediatico-sessuale della storia italiana.
Questa mattina il tassista che mi stava accompagnando a un convegno mi ha detto: “Dottore, ma li ha visti i video della Sarti?”. Sto studiando e scrivendo da giorni sul caso della deputata riminese, confesso che sono rimasto di stucco. No, non lo avevo visto il video.
E nemmeno immaginavo che la circolazione virale su Whatsapp fosse già così diffusa e capillare. Il tassista allora ha estratto il cellulare e mi ha mostrato le foto di Giulia e un video hard di 1.50 secondi: “Dottore, l’hanno rovinata”. Ed è vero.
La violenza del cosiddetto “revenge porn”, già terribile per una persona comune, è ancora più devastante per un personaggio noto, perché lo capisce due volte, sia sul piano pubblico che su quello privato.
Adesso in circolo ci sono le foto e questo video, che secondo Filippo Roma delle Iene, malgrado la somiglianza, sarebbe un fake. Poco importa, perché le immagini che circolano insieme al filmato sono di certo vere, e non meno crude.
Mai prima d’ora foto o video di contenuto esplicitamente pornografico su un personaggio politico era diventato un contenuto accessibile potenzialmente a tutti.
E va ricordato che per uno scatto in macchina mentre parla vicino ad un trans fu costretto alle dimissioni il portavoce di Romano Prodi Silvio Sircana: stava per cadere un governo, ma al confronto sembra roba per educande. Paolo Mieli ha raccontato a Otto e mezzo di avere quelle immagini della Sarti sul proprio telefonino.
Se le immagini della deputata stanno girando a questa velocità, e se è scioccante per me, vedermele sbattute in faccia (per il senso di solidarietà che mi ispirano i dettagli truci di questa storia), immaginatevi quanto lo sarà per lei, che potrà intuirne la conoscenza in ogni sguardo e in ogni sorriso che le verrà rivolto, da oggi in poi.
Sarti in queste ore è contemporaneamente sotto inchiesta dei probiviri del suo partito, sotto il ricatto di una mano invisibile che ha tirato fuori questi scheletri dall’armadio in cui erano stati sepolti cinque anni fa, è sottoposta ad un attacco da parte del suo ex fidanzato e – davvero non si capisce perché – è finita nel mirino delle Iene.
E tutto questo senza aver fatto nulla di male. Quando aveva poco più di vent’anni si è fidata di un amante che l’ha filmata mentre faceva sesso duro con lei, e a cui ha mandato quelle immagini in un gioco di relazione, adesso a trent’anni e con una carriera istituzionale in corso, questa bomba a orologeria riemerge dal passato rovinandole la vita.
Ha mandato delle foto private dieci anni fa, a qualcuno con cui era in relazione, e se le ritrova diffuse ovunque. Ma la giovane parlamentare (oggi a rischio espulsione dal M5s) è vittima di un altro incredibile meccanismo mediatico.
Ha denunciato il suo ex fidanzato, Bogdan Tibusche per appropriazione indebita e ora l’archiviazione del suo ex, è stata mediaticamente trasformata in una condanna, come se questo passaggio equivalesse una sanzione di innocenza per Bogdan.
Tutto ciò malgrado i magistrati, abbiano dimostrato che la Sarti è stata vittima di un raggiro, specificando che un comportamento moralmente riprovevole (per le ragioni che illustrerò attingendo agli atti) non necessariamente è sufficiente per arrivare a una condanna penale.
Ed ecco la prima notizia di questa vicenda di manipolazione a mezzo stampa. I magistrati hanno appurato che Tibusche ha versato 17.800 euro dal conto della sua ex fidanzata Sarti a quello di un’altra donna (anche lei fidanzata, e da più tempo) di cui la Sarti non sapeva nulla.
Se la storia che ci raccontano fosse questa avremmo ben altra opinione del signore in questione. Tuttavia Tibusche (che usava il nome italiano posticcio Andrea De Girolamo), utilizzando magistralmente il megafono selettivo delle Iene, è riuscito a spostare l’oggetto del caso dove più lì conviene.
Non su cosa facesse lui con i soldi della sua compagna (quella delle due che guadagnava tanto), ma su cosa facesse la Sarti del suo impianto di telecamere (cosa che non dovrebbe interessare nessuno. Se ci pensate è geniale: le luci rosse usate per oscurare il conto in rosso.
Tant’è vero che Bogdan-Andrea dopo questa archiviazione si era ritenuto vincitore e aveva dichiarato spavaldo: “Avete presente quei film con ‘Un anno dopo’? Se siete amanti’ di quelli con ‘Un anno prima’, #staytuned e preparate i popcorn”.
Una frase che riletta adesso, mentre è in corso il porno spamming contro la Sarti appare quantomeno infelice. Ma siccome il fidanzato-collaboratore è stato “archiviato”, i media superficiali lo hanno trasformato in vittima, come se Giulia – che è la vera vittima – fosse in qualche modo responsabile.
Invece, se leggi i dettagli della archiviazione scopri che le cose sono diverse da come potrebbero sembrare: un caso di scuola per dimostrare come ottenere una archiviazione non significa essere esenti da responsabilità.
Intanto di politico non c’è nulla. Nel giorno dell’archiviazione Di Maio aveva scaricato la Sarti, proprio perché i giornali presentavano questo passaggio come un riconoscimento di colpa della Sarti.
E nella richiesta di archiviazione veniva riportato un messaggio della Sarti a Tibusche in cui lei annunciava di doverlo denunciare perché “glielo chiedeva l’ufficio comunicazione del Movimento”.
Non era vero, quindi lei è apparsa due volte colpevole. Rocco Casalino aveva risposto rendendo noto (giustamente, da parte sua) un suo dialogo con la deputata in cui lui le ricordava la gravità del ricorso allo strumento della denuncia contro il suo ex ragazzo.
Uscito di scena il portavoce di Palazzo Chigi, le implicazioni politiche che molti pregustavano cadevano del tutto, e allora ecco che ci si butta sul sesso. Ed ovviamente questo accade perché è Bogdan a insinuarlo di continuo, ad esempio nella sua intervista alle Iene, che è tutto un toccare di gomito e alludere:
Iena: Ecco il computer di Bogdan, se questo computer potesse parlare eh…
Bogdan: Eh non…
Iena: Che c’è qua dentro?
Bogdan: Eh non parla ‘sto computer, non parla, non parla.
Iena: Chissà quanti file.
Bogdan: Eh sì tanti, tanti tanti.
Iena: Tanti filmatini?
Bogdan: No, quelli non ci sono filmati che… no, ci sono! Una marea di filmatini.
Iena: Chissà che filmati ci saranno, se potesse parlare questo computer!”.
Ma se si legge la complessa ordinanza in integrale, con allegate agli atti le tante chat che la Sarti si è scambiata con Tibusche (ci vuole tempo) si scopre come queste “notizie” siano il prodotto di una sintesi arbitraria che nulla ha a che vedere con la denuncia.
Anche il sospetto del M5s che la Sarti “abbia mentito” sui soldi viene ridimensionato. Dagli atti la realtà appare ribaltata rispetto a questo racconto: Giulia si rivela di certo molto imprudente, molto pasticciona, molto ingenua sul piano dei rapporti privati. Ma non disonesta.
Le piaceva filmare i suoi amplessi con i suoi partner? Sono affari suoi. E non sono certo i soldi dell’impianto video domestico (3mila euro) la causa del dissesto finanziario che ha fatto saltare i suoi pagamenti.
L’unico errore è evidente da subito: la Sarti affida a Bogdan-Andrea i suoi il conto e (dettaglio giudiziariamente decisivo) gli consegna persino il “Token”, la chiave digitale delle sue finanze. Dettaglio curioso.
Al fidanzato parlando dei suoi soldi raccomanda: “Rendiconta di meno”. Il che tradotto dalla lingua grillina significa non detrarre tanto dalle note di rimborso spese, perché lei vuole “restituire di più” (tenere meno soldi per se stessa per darne di più al fondo con cui il M5s finanzia la piccola imprenditoria).
Dovrebbe essere il cuore della vicenda, non frega nulla a nessuno. Perché il cuore di questa vicenda è il sesso, il sesso voyeristico, dove a essere guardona non è la Sarti, ma l’Italia che la scruta dal buco della web-serratura, e i programmi che mettono l’obiettivo dentro questa serratura mentre l’ex fidanzato lancia messaggi allusivi.
Tutto comincia cinque anni prima dei fatti. Giulia aveva il problema delle sue foto in posa ginecologica usate come arma contro di lei da un ex di molti anni prima. E ha conosciuto Andrea perché lui le viene indicato come esperto informatico abile nel far sparire dalla rete quelle foto private di autoerotismo hackerate.
Questa è l’unica cosa certa: Andrea fa il lavoro, coordinandosi con la polizia postale. La Sarti è piena di gratitudine (a dirlo è lui interrogato dai magistrati) ed è generosissima. Inizia a pagargli l’affitto (350 euro al mese) di una casa a Salerno. Poi lo ospita a casa sua a Roma. Quindi lo fa diventare il suo assistente politico. Infine stabilisce con lui una relazione.
Nell’intervista di Tibusche alla Iene questo rapporto complesso verrà fatto passare come un l’altro in nero. Perché? Mistero. Bogdan-Andrea vuole sfondare cerca di farsi conoscere in rete: si presenta bene, buca lo schermo con un suo auto-tiggí.
Quando lui si ammala per un dente marcio e cariato che lo fa soffrire lei subito gli dà soldi. E a raccontarlo è sempre Andrea: “Ha insistito per pagarmi le spese tanto che andava a prendere i soldi al bancomat, più di mille euro, per darmeli in contanti”.
Un altro giorno lui è in Romania, ha improvviso bisogno di soldi. “Giulia mi disse che me li avrebbe inviati lei tant’è che gli arrivarono con Western Union. Non ricordo se erano 500 o 700 euro”. Infine Tibusche le racconta di avere una grave forma di tumore. Servono cure sperimentali ed è lei a pagare.
Bogdan dice alla Sarti:
“Ho cercato di curarmi ma non è servito a niente”.
Lei, piangendo: “Perché non mi hai voluto dire niente fino a oggi? Puoi gestire i miei soldi. Hai la password del mio conto corrente. Ho messo tutto nelle tue mani. Avevo e ho il diritto di sapere che malattia hai e cosa è successo in questi mesi. Vedevo che i soldi venivano usati. Non ti ho mai voluto dire niente. Ma mi devi dire cosa sta succedendo. Ho bisogno di saperlo. Parliamone adesso al telefono”.
Lui: “Ho un tumore al cervello ma non lo sa nessuno Ho sei, otto mesi”.
Lei: “Ma che tumore è? A che stadio è? Posso parlare con un medico?”.
Lui: “Ho già fatto tutti gli accertamenti del mondo li ho fatti a Roma, a Vienna, in Francia”.
Bogdan tornerà sull’argomento in chat: “Attraverso un medico sono riuscito a contattare un gruppo di ricercatori israeliani non avevo nulla da perdere la memoria pian piano mi abbandonava e insorgevano complicazioni come la temporanea paralisi degli arti i disturbi alla vista allucinazioni. Ho scelto di fare i test ma lì non ci potevo andare e in Italia è illegale è stato possibile in Russia e Romania. Il medicinale è gratuito, il trasporto e la somministrazione no. Mi costava 2.500 euro a seduta – dice per giustificare le spese – sottobanco mi hai allungato la vita perché mi hanno dato max 6 mesi e sono passati quasi 2 anni. So di averti fatto un grosso torto, ma so quanto bene mi hai voluto e non sono mai riuscito a dirtelo per non darti questo brutto pensiero”.
Bogdan ha usato quei soldi per curarsi, Sarti non lo sapeva, il conto si svuotava, e così i bonifici verso il M5S a volte tornavano indietro per assenza di copertura? Lui inventa questa storia per darle una copertura? È veramente un mistero.
In una intervista di un’ora le Iene non hanno fatto nessuna domanda su questo tema all’ex ragazzo, che adesso è diventato solo un ex collaboratore. Peccato. Perché è ovvio che siano molto più interessanti il sesso, i video in cui lei che viene presa da qualcuno, le foto in pose ginecologiche. È così enorme, la storia della porno-deputata che oscura tutte le altre.
Però Giulia, nel racconto che lui fa di lei ai magistrati è generosa, caotica, travolta dal turbine delle rendicontazioni e delle spese. Per questo – grave errore – si fida ciecamente di Bogdan.
Quattro cose per cui pagherà a caro prezzo. Leggendo la sentenza d’archiviazione, per esempio, si scopre che nei casi in cui è stato possibile ricostruirlo non fa dei bonifici falsi, con l’obiettivo di apparire in regola e poi revocarli per tenersi i soldi (secondo il trucco usato da altri deputati furbetti, e poi espulsi).
La Sarti fa davvero alcuni bonifici di versamento che le vengono revocati dalla filiale della banca della Camera perché non hanno copertura.
Ecco cosa si legge nel dispositivo: “Tibusche le riferiva che probabilmente tra i bonifici non andati a buon fine, ne esisteva uno di 7.298,01 euro riferito al gennaio 2014, che costituiva un conguaglio, risultato cancellato per una probabile mancanza di provvista”. (Ovvero: conto scoperto oltre il plafon di scoperto consentito).
I due fidanzati, usando quel conto corrente come una cassa per tutte le loro esigenze private e politiche hanno “splafonato”. Al punto che i magistrati scrivono, nero su bianco: “Non è stata individuata alcuna traccia di un preventivo accordo tra le parti circa l’esecuzione di fraudolenti bonifici da effettuare”.
Dal conto di Giulia – appurano i magistrati – partono i bonifici per il signor Iovine (proprietario della casa di Bogdan a Salerno), da lì si finanzia l’attività politica, da lì si e per gli assistenti, da lì arrivano – ad esempio – 2.000 euro che ufficialmente vengono girati al padre di lei, ma che in realtà servono per finanziare la campagna elettorale dei candidati del M5s alle politiche.
Poi ci sono altri soldi sempre al padre, e che in questo caso sono un contributo della figlia ad una spesa onerosa per la famiglia.
Chi lo racconta? sempre Andrea, nel suo interrogatorio: “Ricordo che lei mi ‘chiese’ i soldi per aiutare suo padre a comprare l’autovettura e mi disse: ‘Con quale faccia non aiuto mio padre a comprare la macchina nuova? Sono cinque anni in parlamento e non gli posso dare 7mila euro? Dobbiamo trovarli!’”.
La macchina nuova, spiega lui, costava 15mila euro, e mi ha chiesto anche due bonifici per la ristrutturazione della casa. Lei quei soldi li ha prestati. Li ha prelevati dal suo conto – racconta Bogdan – per aiutare il padre”.
Ci sono anche altri soldi che mancano, per cui Andrea deve ricostruire davanti ai magistrati dei percorsi tortuosi. La Sarti paga i suoi assistenti parlamentari, che ovviamente sono in regola, ma vuole anche accantonare i soldi per pagare il loro Tfr. La cifra totale è di circa 5mila euro.
Tibusche racconta ai giudici di aver fatto una scelta davvero strana, che gli serve per giustificare l’assenza di quei soldi: “Giulia non era sicura di essere rieletta e quindi mi disse, consigliato dal commercialista, che dovevamo tenere da parte almeno 5mila euro per la liquidazione che lei avrebbe dovuto dare alla Monica Vianello. Giulia – aggiunge lui – mi accennò questo già a settembre tanto che io le consigliai di aprire un conto parallelo in cui depositare 5mila euro. Nonostante questo il tempo passava e i soldi non ce n’erano più. Ad un certo punto – aggiunge – dietro mie insistenze mi disse che dovevo provvedere io. Di prendere 5mila euro e cosi feci”.
Si, Andrea dice di essere stato lui ad insistere, ammette di averli presi, ma poi dove li mette? Ecco cosa dice nell’interrogatorio: “Li ho io, li custodisco in una valigia in Romania. Questo particolare – aggiunge – l’ho riferito anche al padre: soldi che sono pronto a restituire quando vogliono. Quei soldi sono per la Monica, li abbiamo prelevati dal conto. Sarei dovuto rientrare in Italia con il denaro – dice Andrea – ma quando ho saputo che lei mi aveva querelato mi sono fiondato in Italia con un pullman, ho lasciato tutto in Romania, anche i miei vestiti”.
Ora, qualcuno si potrebbe domandare: è normale che i fondi accantonati per il TFR di una dipendente in Italia vengano portati, in una valigetta, addirittura in Romania? Tante domande, molti dubbi. Indagati prima di tutto dai magistrati.
Ma allora, vi domanderete voi, perché alla fine si arriva all’archiviazione? Il problema legale qui si stacca da quello morale. I pm devono appurare se esiste un reato, non se c’è stata una responsabilità morale nel rapporto di questa coppia.
Ed ecco perché indagando su questo i magistrati hanno scoperto anche che la deputata non sa nulla del principale flusso di cassa che dissangua il suo conto corrente: non è la macchina, non è il sistema di video sorveglianza che accende le fantasie delle Iene, ma è il postamat intestato a una donna che lei nemmeno ha mai sentito nominare.
Alla fine la cifra per cui la Sarti si mette nei guai con i suoi movimenti, e per cui va in rosso, è 23mila euro. Quando dopo le elezioni politiche scoppia lo scandalo la Sarti li verserà (esattamente come ha fatto la Lezzi), inseguita dagli inchiestisti del programma di Mediaset, rimettendosi in regola e venendo provvisoriamente “perdonata” dal M5s.
Ma in quei giorni, quando inizia a controllare il suo conto scopre che più della metà dell’ammontare di di questa cifra (17mila euro) è rappresentata da bonifici di cui lei non sa nulla, destinati ad una ragazza che abita a Salerno.
Nel testo dell’archiviazione i magistrati identificano questa ragazza e la qualificano come “fidanzata” del romeno. Era così da ben otto anni, ma Bogdan a Giulia non ha mai detto nulla. E si capisce anche perché.
È proprio nel momento in cui lei scopre questo dettaglio che comunica a lui che intende denunciarlo. Ecco perché il lungo e frammentato dialogo su questo punto, tra i due è drammatico, e merita di essere ripercorso per esteso.
Ha scoperto che quei soldi mancano e (anche se in quelle ore il suo è un calcolo per difetto rispetto alla cifra reale) si accorge dei bonifici che finiscono su un postamat intestato all’altra donna di Tibusche.
Giulia scrive: “Ti devo denunciare, ci sono più di 12.000 euro da ottobre a oggi che ti sei versato tra affitto di Salerno e Maria Stanzione. Che non so chi sia. Ma il conto tutto giusto? Non ci sono altre soluzioni”.
Maria Stanzione, è la famosa fidanzata. Come si può capire leggendo questo dialogo, c’entrano davvero poco le richieste di chiarimento del suo movimento. Andrea-Bogdan, il mago dell’ambivalenza, si difende con la linea che in futuro terrà anche davanti ai magistrati.
Ecco il botta e risposta:
Andrea: “Si ma denunciare per cosa? Mai preso un cent senza che tu lo sappia e per questo mi hai lasciato il token”.
Giulia: “Perché non sapeva che tu eri”.
Andrea: “Se te ne vuoi uscire così va bene ma sai che non è così. Capisco il tuo silenzio di oggi ora”.
Giulia: “Te lo avevo scritto un’ora fa ma in un’altra chat”.
Andrea: “Non ho altre chat”.
Giulia: “Domattina vado a fare denuncia”.
Andrea: “Ti posso solo chiedere un favore? Non mettere in mezzo altre persone io da te non mi difenderò. Non metterò avvocati. Non tirerò fuori una parola”.
Giulia: “Ok.. certo. Non saranno pubblicati né denunciati altri nomi per pieno rispetto della loro privacy”.
Andrea: “Ma se sequestrano i telefoni e tirano fuori i messaggi non basterà che io mi dichiari colpevole”.
Giulia: “Ma quali messaggi ? io non sapevo davvero di tutti quei soldi. Ti ho detto che ti avrei aiutato ma non pensavo ne servissero casi tanti”. Andrea: “Come indirizzo per recapito metti (omissis) Salerno”.
Giulia: “Ok”.
Andrea: “Mi hai detto innumerevoli volte di prenderli quando mi serviva”.
Giulia. “Ok”.
Andrea: “Sai casa mi fa male? Pur avendo capito benissimo che mi prendo la colpa cerchi di aver ragione con me”.
Giulia. “No non cerco di aver ragione”
Andrea: “Si quello cerchi di fare”.
Giulia: “Sono sotto un treno”.
Andrea: “A te non servono i soldi indietro. A te sente denunciare qualcuno”.
Giulia: “Ma quali soldi chissenefrega dei soldi. Non li vorrei mai”.
Andrea: “Te li restituirò fino all’ultimo centesimo Però non te ne uscire ora con le somme. Non intaccare l’immagine che ho di te con queste cose. Ti sono serviti a qualcosa i miei messaggi di questa mattina? Giulia “Nessuna somma. Non conta nulla. Conta che ia non riesco a capire se mi stai dicendo la verità oppure no. Conta che avremmo potuto affrontare tutto in modo diverso se mi avessi coinvolta di più in ogni scelta. Conta che sto passando come una ladra, quando non ho intascato un solo centesimo…”.
Alla Sarti sembra ovviamente folle che lei possa essere costretta ad abbandonare il M5s perché ha speso un mare di soldi che il suo fidanzato ha sfornato senza dirle nulla. Il problema è che dal punto di vista legale sono i confini sottilissimi della fiducia, ad essere stati violati non quelli della legge.
Chiunque abbia una relazione, o dei conti condivisi, sa che ci possono essere delle licenze che cambiano tutto. Frasi che si possono dire, del del tipo: “Se hai bisogno di soldi prendili”. Giulia questa frase la pronuncia, e consegna volontariamente ad Andrea il suo token, la chiave digitale.
Ma una cosa sono il conto di un dentista, una malattia grave o un’emergenza, altro è scoprire insieme un buco di cassa e un tradimento.
Ecco come i magistrati ricostruiscono questo passaggio decisivo: “È stato accertato che l”lBAN (omissis), era riferito alla carta PayPal ricaricabile EVOLUTION, intestata appunto a STANZIONE Maria, nata (omissis), residente a Salerno in (omissis)”.
Ed ecco la cifra totale: “In detta carta, attivata il 07.02.2017 sono stati accreditati euro 17.880,5”.
I pm interrogano subito Maria, che candidamente ammette tutto: “Riferiva di essere legata sentimentalmente a TIBUSCHE Bogdan Andrea da circa otto anni e di essere perfettamente al corrente che l’indagato utilizzava in uso esclusivo una postepay ed un PayPal da lei attivati”.
Attenzione: Andrea-Bogdan ha le chiavi digitali anche di quella carta: può disporre anche dei soldi che ci finiscono. E qui c’è l’ultima perla della denuncia. Giulia rifà ancora una volta i conti di quanto è arrivato sui conti di Maria Stazione quando presenta la sua denuncia, ripartendo dal primo versamento (e non solo nel periodo preso in esame prima).
E arriva ad un totale di 35mila euro. È un conto vero? È approssimato per difetto o eccesso? Per ora non lo ha appurato nessuno. Ma questo non importa a nessuno, perché le interviste delle Iene sulle telecamere, sulle foto, sui filmini, su chi faceva sesso e come (che nulla hanno a che vedere con la denuncia) a casa di Giulia, sono molto più intriganti.
Tant’è vero che Bogdan dice a Filippo Roma: “Le telecamere in casa di Giulia Sarti erano in tutte le stanze, anche in camera da letto. Registravano 24 ore su 24 tutto e tutti. Giulia ne era a conoscenza, lei ha le schede e io le copie di backup”. Una strategia perfetta per far esplodere l’interesse su questi temi.
Il problema interessante è che alla fine nella loro sentenza di archiviazione i magistrati, che devono appurare se ci si un dolo, ovvero se sia dimostrabile giuridicamente il reato l’appropriazione indebita osservano che la Sarti poteva in ogni momento chiedere un estratto del suo conto.
E poi sottolineano che è stata proprio lei a dare il “token” al suo fidanzato, che questa chiave digitale non è stata sottratta.
Così concludono: “Alla luce di quanto sopra espresso non vi sono elementi idonei per ritenere che Tibusche abbia sottratto le somme di denaro senza che l’Onorevole Sarti avesse autorizzato e/o approvato, quanto meno implicitamente, tali operazioni”.
Andrea viene sollevato dall’accusa di appropriazione indebita, e la carriera della Sarti finisce nella polvere. Il porno scandalo, le foto che ricominciano a circolare hanno l’effetto provvidenziale di far sparire tutto il resto. Il mito della porno-deputata costruito dall’ex ragazzo, diventa il lavacro provvidenziale per la reputazione dell’ex ragazzo. La porno-macchina del fango.
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