Il parlamento giapponese ha approvato nel dicembre del 2016 il primo disegno di legge che permette la costruzione dei casinò sul territorio nazionale. La decisione mette la parola fine a quindici anni di dibattiti parlamentari e pone le basi per la realizzazione di complessi integrati in cui verranno inserite sale da gioco, hotel, centri commerciali, teatri e aree conferenze, ispirandosi al “modello Singapore”.
Una scelta arrivata grazie alla forte spinta del partito conservatore del Premier Shinzo Abe, che proprio sul rilancio del turismo ha puntato la sua missione politica e che ha sempre dichiarato di credere in questo settore per uscire dalla difficile congiuntura economica attuale. I primi casinò vedranno ufficialmente la luce nel biennio 2022-2023.
Martedì 6 dicembre 2016 il testo della legge è stato approvato da uno dei due rami del parlamento giapponese, mentre il 14 dello stesso mese è arrivato il via definitivo.
L’amministrazione del leader conservatore Abe ha ottenuto così un altro storico traguardo, quello della legalizzazione del gioco, che pone fine a un divieto che dura da più di 100 anni, dall’entrata in vigore del codice penale del 1907. Una decisione che ha aperto una finestra temporale di un anno, in cui i legislatori dovranno impegnarsi nel definire i regolamenti del nuovo settore in vista della concessione delle licenze agli operatori interessati.
Una svolta che ha una portata culturale importante, ma di cui non vanno sottovalutati gli aspetti economici. Gli esperti del settore e gli analisti di mercato stimano che il governo giapponese potrebbe trovarsi a gestire un’industria da oltre 40 miliardi di dollari l’anno. Un’industria che attirerebbe nuovi investimenti esteri (alcuni dei più grandi costruttori e operatori del settore hanno già mostrato interesse per il nuovo mercato), stimolerebbe la crescita del turismo e creerebbe nuovi posti di lavoro per la popolazione locale. Intanto alcune delle più grandi città del Paese hanno già presentato i propri progetti di Integrated Resort, pensati sul modello dei grandi centri di Singapore e che dovrebbero essere completati entro il 2023.
Si tratta di una vera e propria rivoluzione culturale quella che caratterizzerà i prossimi anni di un Giappone già impegnato nell’organizzazione delle Olimpiadi del 2020. Nel Paese del Sol Levante fino ad oggi il gioco era solo parzialmente legalizzato. Erano permessi solo alcuni tipi di scommesse sportive sulle corse – come quelle tra motoscafi o biciclette – gestite dalle amministrazioni locali, e la frequentazione di una delle centinaia di sale di Pachinko sparse sul territorio. Il Pachinko è un gioco giapponese molto particolare, una sorta d’ibrido tra un flipper e una slot machine, con una storia che ha vari aspetti in comune con quella delle slot. Queste sono state inventate nell’Ottocento, ma solo un secolo dopo, nel secondo dopoguerra, sono arrivate quelle innovazioni che le hanno rese popolari a Las Vegas. Ed è proprio nel secondo dopoguerra che in Giappone si diffonde il Pachinko, ancora oggi presente in numerose sale da gioco. Ma cosa succederà con la nuova legge? Le tradizionali sale giochi entreranno in competizione con i nuovi casinò?
Come detto in precedenza, il modello d’ispirazione sarà quello di Singapore, diventata in pochi anni il terzo polo del gioco mondiale, con i suoi casinò integrati in strutture di più ampio respiro. In Giappone è prevista la costruzione di soli tre grandi Integrated Resort con all’interno casinò, al momento nelle più grandi città del paese: Tokyo, Osaka e Yokohama. I nuovi resort integrati avranno quindi un target completamente diverso rispetto a quello delle tradizionali sale di Pachinko e seguiranno come esempio il modello Singapore.
Negli ultimi anni alcuni membri del governo giapponese, incluso il primo ministro Abe in persona, hanno visitato con grande apprezzamento la piccola città-stato per studiare il funzionamento di un sistema che ha portato indubbi benefici economici e che è stato capace di integrare i casinò con la cultura, il commercio e le strutture ricettive di alto livello. Il mercato del gioco a Singapore è fortemente regolamentato e ha trovato in pochi anni un equilibrio nel mantenere alta l’attrattività turistica della città (nel solo 2015 sono stati 15 milioni i visitatori che hanno scelto il piccolo centro asiatico per le proprie vacanze) aprendo le porte anche agli amanti del gioco. Una strada cui dichiara di ispirarsi il governo giapponese per mettersi in competizione con gli altri due grandi tradizionali mercati del gaming mondiale: i diretti concorrenti Macao e Las Vegas, con l’obiettivo di diventare il terzo mercato a livello globale.