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Io, sfregiata con l’acido dal mio ex compagno, vi racconto come si rinasce dopo aver perso tutto

La 28enne che a gennaio 2017 venne aggredita dall'ex compagno che le sfigurò il volto con l'acido, racconta a TPI la sua storia, il percorso compiuto in quest'anno di cure e sofferenze, e incoraggia le donne a denunciare gli aggressori

Di Lara Tomasetta
Pubblicato il 7 Mar. 2018 alle 16:34 Aggiornato il 18 Apr. 2019 alle 08:43

Il 10 gennaio 2017, poco più di un anno fa, Gessica Notaro, allora 27enne, stava rientrando a casa.

Ad attenderla sotto il portone c’era Eddy Tavares, ex compagno di Gessica, 29 enne capoverdiano.

Senza darle il tempo di difendersi, Eddy Tavares aggrediva l’ex compagna con l’acido, sfigurandole il volto.

Da quel momento per Gessica cominciò un calvario fatto di operazioni chirurgiche al viso e agli occhi per cercare di salvare la vista.

Lui, Edson, è stato condannato a dieci anni di carcere con il rito abbreviato: al 29enne sono state riconosciute le aggravanti della premeditazione, dei futili motivi e della crudeltà.

“Un uomo malvagio che voleva cancellare l’essenza di Gessica Notaro, cioé la sua bellezza”: questo è Eddy Tavares secondo la giudice Fiorella Casadei che ha motivato la sentenza di condanna a 10 anni.

Ventotto anni, una vita dedicata agli animali, al canto, al ballo, alle sfilate e alle conduzioni televisive su emittenti locali e nazionali, nel 2007 Gessica Notaro viene proclamata Miss Romagna e conquista la finale al concorso di Miss Italia.

Dopo questa esperienza raggiunge una carriera nel mondo dello spettacolo prendendo parte a programmi Rai e Mediaset come cantante, ballerina e presentatrice.

Oggi Gessica, dopo un lungo e travagliato percorso di cure, operazioni e riabilitazioni, sta tornando alla vita, anche come concorrente del talent show “Ballando con le stelle”. Racconta a TPI il suo percorso da quel giorno terribile. 

È passato solo un anno: cosa è cambiato da allora?

Ho fatto molti passi in avanti, soprattutto da un punto di vista fisico. Il periodo più critico è stato quando sono uscita dall’ospedale, ho avuto delle difficoltà abbastanza particolari al volto a livello funzionale. Adesso sto molto meglio.

Da un punto di vista psicologico, ritiene che la pena sia commisurata al reato?

Considerando la situazione adesso in Italia posso ritenermi soddisfatta. Ma al di là della pena e della certezza della sua applicazione, mi piacerebbe che venisse migliorato il sistema di prevenzione.

Il problema dunque risiede nel sistema di prevenzione dei reati? (In questo articolo avevamo spiegato quali sono gli strumenti che offre la legge)

Eddy Tavares aveva gli obblighi domiciliari, non gli arresti, una misura ancora più leggera. Se avesse voluto farlo, avrebbe potuto uccidermi senza problemi. Questo è grave.

Si rimprovera qualcosa del passato?

Per quella che è la situazione in Italia oggi, avrei dovuto le valigie e togliermi dalle scatole. Oppure, piuttosto che farmi tirare l’acido, avrei dovuto pagare due persone, fargli tagliare le gambe. Poi però andavo in galera io.

Se non ci diamo una svegliata finirà che dovremmo farci giustizia da soli. Non si può fare nulla, la situazione è questa, si aspetta che succeda qualcosa di grave per intervenire.

Come ci risolleva dall’aver subito un’aggressione simile?

Come tanta pazienza, apprezzando i miglioramenti quotidiani, cercando di mettersi in testa che non è una malattia che non si sa come va a finire. È una situazione in cui, se ci si cura, le condizioni possono migliorare. Io sono stata molto più fortunata di altre, prima o poi dovrò migliorare.

Come e se è cambiato il suo rapporto nei confronti del genere maschile?

Per me non è cambiato nulla, una mela marcia non può rovinarmi la vita.

Secondo l’Istat, una donna che subisce violenza, 8 volte su 10 non chiede aiuto. Il coraggio di denunciare manca. Perché?

Queste donne vengono maltrattate psicologicamente , perdono la sicurezza in loro stesse, anche donne con un carattere forte trovano difficoltà a rapportarsi con gli altri e dall’esterno le persone difficilmente capiscono la situazione: quasi se la prendono con loro. Non è il mio caso, ma è successo. La gente fa presto a giudicare, a dire ‘perché non lo lascia’, invece dietro c’è una trappola psicologica incredibile e può catturare anche la persona più forte del mondo.

Chi dei due sta a proprio agio è l’aggressore, ha tutta la capacità di fingere qualcosa che non è, di recitare una parte e convincere tutto il resto del mondo. La vittima passa per pazza, comincia a soffrire di crisi di panico, non ce la fa a comportarsi normalmente perché è consumata nell’animo.

In questo periodo, grazie anche a movimenti come “Mee too” (o quella volta che), sembra che sempre più donne abbiano trovato il coraggio di denunciare le violenze. Qualcosa sta cambiando per davvero?

Sta cambiando sì, ci stiamo svegliando, io continuo a battere il ferro finché è caldo, sono una “rompiscatore”. Quello che avevo da perdere l’ho perso, continuo a combattere questa battaglia e qualcuno mi sta ascoltando. C’è un cambiamento in corso, lento, ma c’è.

In questo articolo TPI aveva anche illustrato cosa si può fare se si incontra un uomo violento, prima che la situazione precipiti.

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