Ogni anno oltre di 20.000 italiani scelgono di lasciare il proprio paese per trasferirsi in Australia, alla ricerca di opportunità che in patria si sono assottigliate. In particolare, il dato annuo degli arrivi è tornato recentemente ai livelli di 60 anni fa, quando dopo la seconda guerra mondiale centinaia di migliaia di italiani raggiunsero le coste australiane per cercare un nuovo inizio lontano dalle tragedie che avevano travolto il vecchio continente.
Oggi tuttavia su 24mila arrivi annui, quasi 22mila fanno domanda per un visto temporaneo e solo il rimanente 9% richiede un permesso di residenza permanente (dati relativi 2014/15). A differenza delle vecchie ondate, i nuovi migranti vogliono sperimentare la vita al di fuori del proprio paese prima di decidere di trasferirsi permanentemente. Proprio per questo la principale porta d’accesso alla vita in Australia è il Working Holiday program, un’iniziativa di grande successo che convince più di 14mila ragazzi italiani ogni anno (dati 2014/15) a mettersi alla prova nella terra dei canguri.
Cos’è il working holiday program
Il working holiday program è nato nel 1975 ed è considerato una delle chiavi del successo dell’Australia in quanto polo d’attrazione giovanile a livello internazionale. Grazie ad accordi bilaterali intrapresi con 19 paesi diversi il programma permette alle persone di età compresa tra 18 e 30 anni di vivere per un anno in Australia, a condizione di non avere figli a carico e di soddisfare alcuni criteri sanitari e finanziari. Una volta terminato l’anno è possibile estendere il visto per altri 12 mesi se si trascorrono 88 giorni a lavorare in una mansione specifica, tipicamente presso aziende agricole (le cosiddette farm).
Durante la permanenza è possibile lavorare per l’intero anno di durata del visto ma per non più di sei mesi presso lo stesso datore di lavoro ed è anche possibile scegliere di studiare per un massimo di quattro mesi.
Nonostante formalmente il programma sia rivolto a chi viaggia, l’iniziativa è diventata molto popolare grazie proprio alla possibilità che offre di entrare in contatto con il dinamico mercato del lavoro australiano e di trovare opportunità a condizioni diverse da quanto offerto nei paesi ancora colpiti dalla crisi. Chi ci riesce può così estendere la propria permanenza richiedendo un visto sponsorizzato dallo stesso datore di lavoro.
L’Australia è infatti l’unico paese industrializzato a non aver attraversato una singola recessione da 25 anni a questa parte. Dal 2008 il tasso di disoccupazione giovanile non ha mai superato il 14%, mentre in Italia a fine 2016 era pari al 40%. In sintesi il sistema sembra poter offrire quello che molti millennial italiani esigono dal proprio paese. Inoltre, lavorare in Australia può rivelarsi estremamente gratificante anche da un punto di vista economico. Le paghe minime, infatti, sono decisamente più alte rispetto a quelle italiane.
Al termine della working holiday molti scelgono di mettersi sui libri e richiedere uno Student visa (nel 2014/15 quasi il 13% dei partecipanti italiani), che permette di estendere il visto per tutta la durata degli studi senza limiti di età. Studiare in Australia con questo visto permette anche di lavorare part-time fino a 20 ore a settimana durante i corsi e full-time durante le vacanze. Al termine del corso di laurea è permesso trattenersi per pochi mesi (da uno a quattro a seconda del periodo dell’anno).
Il working holiday program è un’iniziativa essenziale nel percorso di molti che vi hanno preso parte, come testimonia il sondaggio condotto dalla fondazione Migrantes tra i lavoratori delle farm (al loro secondo anno di working holiday). Nonostante tra le principali ragioni della partenza si trovino la mancanza di lavoro e una generale frustrazione per la situazione in Italia, molti degli intervistati hanno risposto di aver ritrovato, grazie all’esperienza australiana, fiducia in sé stessi. Altri sostengono inoltre di aver accresciuto la propria autostima e di esser diventati indipendenti.
Senza molti degli ostacoli e dei prerequisiti solitamente richiesti nelle pratiche per l’immigrazione, il programma offre l’opportunità di mettersi alla prova in un contesto in cui crisi e disoccupazione non sono problemi da decenni e di vivere il proprio sogno australiano.
Insomma, partire per l’Australia è molto più semplice di quanto si possa pensare. In Italia, inoltre, esistono realtà che aiutano i giovani ad affrontare al meglio ogni passo di questa esperienza.
Go Study Australia è un’organizzazione che assiste gratuitamente chi desidera studiare, lavorare e trasferirsi in Australia. Con 11 uffici nel mondo, 6 tra Italia e Australia, Go Study Australia ha aiutato oltre 20.000 persone a realizzare i loro progetti di espatrio.
Il valore aggiunto dell’organizzazione sta nel fatto che gli student advisor Go Study hanno già vissuto l’esperienza Working Holiday e perciò sanno indirizzare i giovani verso il miglior percorso e accompagnarli anche nella ricerca del lavoro, attraverso gli uffici Go Study sul territorio australiano.
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