All’ingresso del liceo classico “Antonio Canova” di Treviso sono stati affissi dei manifesti dove la scritta “Immigrato adottato italiano abbandonato. L’immigrazione non è forza, ma solo business” campeggia su un ritratto di famiglia, quella allargata del professor Antonio Silvio Calò.
Il professore, che in quell’istituto ci lavora, ha commesso un qualcosa che i militanti di Forza Nuova – i quali hanno pensato e attaccato quel manifesto – non potevano fargli passare liscia: dare ospitalità dal 2015 a sei ragazzi, sei migranti arrivati in Italia su di un barcone.
Per il movimento di estrema destra, infatti, è proprio inconcepibile che Antonio Silvio e sua moglie Nicoletta ospitino nella loro villetta di Camalò i sei migranti, i quali al momento stanno vivendo con i loro quattro figli mentre i coniugi si sono trasferiti nella canonica della chiesa di Santa Maria sul Sile. Il giardino della canonica, per altro, ha un simbolo importante: una barca, messa lì proprio a simboleggiare il viaggio e l’accoglienza.
Repubblica, per tale ragione, ha intervistato il professor Calò, il quale racconta di aver ricevuto diverse minacce e insulti da parte del movimento di estrema destra guidato da Roberto Fiore. “Abbiamo ricevuto intimidazioni, e tanti insulti. Queste persone sono impunite. Non si può continuare così”, sono le parole amareggiate del professore, che non si sente tutelato di fronte a queste persone che “si sentono legittimate ad offendere, accusare, minacciare e dire qualsiasi cosa”.
Nel manifesto, per altro, c’è anche un riferimento a un passo del libro della moglie del docente intitolato A casa nostra. I nuovi ragazzi della famiglia Calò, cosa che dimostra quanto i militanti di Forza Nuova prestino attenzione alle attività del professore. “Questi ragazzi sono una benedizione per una società asfittica e implosiva come la nostra, un’iniezione di vitalità, forza, coraggio che abbiamo dimenticato , una carica di valore e umanità”, è il passaggio in questione. “Nello scrivere il suo libro – ha chiarito Calò – mia moglie si è mossa su un piano familiare e spirituale. Non è andata a spiegare questioni giuridiche, tecniche o economiche”.
Il professore, comunque, non ha paura di queste minacce, e dice che “in un momento così critico” in Italia “è importante la dimostrazione diretta e il coraggio del sapere e della conoscenza”. I ragazzi che vivono in casa sua sono tutte “vittime” del decreto Salvini, e Calò li aiuta a combattere le loro battaglie per non essere costretti a fare ritorno nei propri paesi, dove i ragazzi sarebbero in pericolo.
Il docente ha inoltre tenuto a sottolineare che i ragazzi qui in Italia lavorano con contratto a tempo indeterminato: “Noi abbiamo fatto di tutto per applicare il modello 6x6x6 sulla seconda accoglienza e l’inclusione integrata che abbiamo elaborato. Hanno fatto tutto il percorso: hanno imparato l’italiano, sono andati a scuola, hanno fatto volontariato e attività sportive. Hanno fatto un inserimento progressivo e un tirocinio professionalizzante e poi sono entrati al lavoro. Un percorso che è durato due anni e mezzo e loro si sono inseriti in maniera corretta. Per questo rimango esterrefatto di fronte a questi attacchi”, ha spiegato Calò, che per il suo impegno ha anche ricevuto un encomio da Sergio Mattarella.
Non solo: Calò ha ricevuto il premio Europeo dell’Anno e la sua famiglia è la protagonista del docufilm “Dove vanno le nuvole”. Quando gli hanno chiesto se pensa di candidarsi alle elezioni europee lui ha risposto che “sì, assolutamente”. “Abbiamo ereditato un’Europa di pace e dobbiamo lasciare un’Europa con un’idea di sviluppo pacifico”, ha poi aggiunto il professore, il quale rivela di aver ricevuto “più di un’offerta” da parte del centrosinistra.