Foodora lascia l’Italia, ma anche l’Australia, l’Olanda e la Francia. La società tedesca di food delivery vuole puntare su mercati in maggiore crescita e che garantiscono migliori condizioni di sviluppo. A dare la notizia sono Il Sole 24 Ore e il Corriere della Sera, che riprendono un comunicato in cui l’azienda ha annunciato di cercare nuovi acquirenti per il suo marchio.
Fino a che non ci sarà un nuovo proprietario, tuttavia, il servizio continuerà a funzionare regolarmente.
“La strategia di Delivery Hero”, ha detto Emanuel Pallua, il co-fondatore di Foodora, “è quella di operare in modo economicamente efficiente, con focus su crescita e posizione di leadership in tutti i mercati in cui opera. In Italia questo obiettivo è ora difficile da raggiungere con investimenti ragionevoli”.
econdo le dichiarazioni della società, la motivazione di abbandonare l’Italia non sarebbe quindi legata al tema giuslavoristico che da mesi interessa il settore dei riders e della gig economy.
“Per quanto riguarda l’Italia, siamo consapevoli dei risultati raggiunti finora per cui stiamo valutando possibili acquirenti. Questo annuncio non ha conseguenze sul servizio e sulle modalità con cui operiamo”, ha aggiunto Palau.
“La nostra piattaforma, il servizio dei ristoranti e i riders sono operativi come sempre. La nostra principale priorità è assicurare un futuro di successo anche con una nuova proprietà”.
Nei mesi scorsi, l’amministratore delegato di Foodora Italia Gianluca Cocco aveva espresso criticità verso la bozza del Decreto dignità, che avrebbe dovuto inserire maggiori tutele per i fattorini, e aveva annunciato: “Saremo costretti ad abbandonare l’Italia”.
È stato poi aperto un tavolo di discussione tra le aziende di food delivery, il governo e i sindacati.
“Tra azienda e sindacati ci sono visioni divergenti e visioni comuni. Comunque tutti concordano che i riders devono avere più tutele. Ora, con quale strumento è il motivo del dibattito”, ha detto il ministro dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, incontrando i giornalisti al termine di un incontro con azienda e sindacati sui ridere avvenuto il 26 luglio 2018.
Di Maio ha spiegato che il confronto sarebbe proseguito a livello tecnico e che, nel caso della mancanza di un accordo, si sarebbe intervenuti inserendo una norma ad hoc nel Decreto dignità.
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