L’ex tesoriere della Lega, Francesco Belsito, è stato condannato a un anno e 8 mesi dalla Corte d’appello di Milano per appropriazione indebita dei fondi della Lega.
I giudici invece hanno stabilito il “non luogo a procedere” per Umberto Bossi e il figlio Enzo.
In primo grado la pena inflitta all’ex tesoriere era stata di 2 anni e 6 mesi, ma i giudici della Corte d’Appello hanno prescritto alcune delle accuse presentate contro di lui.
La Corte ha disposto il non luogo a precedere per Umberto e Renzo Bossi perché la Lega aveva presentato querela solamente nei confronti di Belsito, salvando così il precedente leader della Lega.
L’inchiesta di Milano sui fondi della Lega
Nell’ambito del filone processuale rimasto a Milano, il 27 novembre 2018 il leader della Lega Matteo Salvini deposita alla cancelleria della Corte d’Appello una querela per appropriazione indebita nei confronti di Francesco Belsito, ex tesoriere del Carroccio.
La denuncia è necessaria per poter celebrare il processo d’appello: in base a una nuova nuova legge, varata dal Governo Gentiloni, la magistratura infatti non può più procedere d’ufficio per il reato di appropriazione indebita.
A Milano Belsito è imputato con Umberto Bossi e il figlio Renzo per il presunto utilizzo illecito dei fondi del partito: in primo grado l’ex tesoriere è stato condannato a 2 anni e 6 mesi, Bossi senior a 2 anni e 3 mesi e Renzo Bossi a un anno e 6 mesi. Il processo di secondo grado rischiava di saltare proprio perché la Lega non aveva presentato querela.