Arriva da Milano una storia di orrore senza fine dove una donna costringeva la figlia 22enne a prostituirsi per avere i soldi da giocare alle slot machines. Non solo, la sorellina di 12 anni veniva frustata con cavi elettrici, picchiata, costretta a fare le pulizie domestiche, a portare casse d’acqua pesanti e a consegnare denaro al bar dove la madre giocava d’azzardo.
La piccola veniva anche chiamata “bastarda” e “puttana” e in alcune occasioni era stata anche istigata al suicidio. Il dramma di queste due ragazze è venuto fuori dopo che un’insegnante si era sentita rivolgere da una di loro la domanda “Prostituirsi è un reato?” durante un incontro sul bullismo: una volta riportate queste parole ai Carabinieri della stazione Milano Vigentino, gli agenti hanno aperto le indagini fino a scoprire la drammatica verità.
La 51enne viveva con le due vittime in uno stabile occupato alla periferia sud del Capoluogo lombardo e “vendeva” la figlia grande in alcuni locali notturni del centro a “persone facoltose e politici”. Poi, terminate le prestazioni sessuali, le requisiva tutti i soldi per giocare ai videopoker spendendo fino a 400 euro al giorno.
La madre ora si trova nel carcere di San Vittore ed è accusata di maltrattamenti in famiglia, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione.
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