Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Menu
Home » News

Cosa si festeggia il 4 novembre

Il Sacrario di Redipuglia, in Friuli Venezia Giulia, dove sono custodite le salme dei 100mila caduti italiani della prima guerra mondiale
Di Laura Melissari
Pubblicato il 4 Nov. 2018 alle 10:15 Aggiornato il 5 Nov. 2018 alle 17:38

4 novembre 1918. Si tratta di una data storica importante per l’Italia: il giorno dell’annuncio che l’Impero Austro-ungarico si arrende all’Italia, dopo l’armistizio di Villa Giusti, nei pressi di Padova.

Il 4 novembre in Italia si festeggia la Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate.

La festa del 4 novembre venne istituita nel 1919 per commemorare la vittoria italiana nella prima guerra mondiale.

L’annuncio del 4 novembre prese il nome di Bollettino della Vittoria, il documento ufficiale scritto dopo l’armistizio di Villa Giusti con cui il generale Armando Diaz, comandante supremo del Regio Esercito, dichiarò la resa dell’Impero austro-ungarico e la vittoria dell’Italia nella prima guerra mondiale.

Nel 1921, in occasione della celebrazione della Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate, il Milite Ignoto venne sepolto solennemente all’Altare della Patria a Roma.

Da allora ogni anno in occasione del 4 novembre, le massime cariche dello Stato rendono omaggio al Milite Ignoto e si recano in visita al Sacrario di Redipuglia, in Friuli Venezia Giulia, dove sono custodite le salme dei 100mila caduti italiani della Prima guerra mondiale.

Le visite ufficiali includono anche Vittorio Veneto, dove si svolse l’ultima e risolutiva battaglia del conflitto armato fra il Regio Esercito italiano e l’esercito imperiale austro-ungarico.

Fino al 1976 il 4 novembre è stato un giorno festivo. Dal 1977, la ricorrenza è stata resa “festa mobile”, e le celebrazioni sono state spostate alla prima domenica di novembre.

A voler renderlo di nuovo festivo è Giorgia Meloni, che a pochi giorni dal centenario dell’anniversario della vittoria dell’Italia nella Prima guerra mondiale, alimenta la polemica.

“È una festa molto più unificante di altre feste che oggi sono festa nazionale”, ha annunciato la Meloni sostenendo che il 25 aprile e il 2 giugno, rispettivamente festa della Liberazione e della Repubblica, sarebbero invece “due feste più divisive”, ha detto la leader di Fratelli d’Italia.

4 novembre 1918: il testo del Bollettino della Vittoria

Comando Supremo, 4 novembre 1918, ore 12 Bollettino di guerra n. 1268

La guerra contro l’Austria-Ungheria che, sotto l’alta guida di S.M. il Re, duce supremo, l’Esercito Italiano, inferiore per numero e per mezzi, iniziò il 24 maggio 1915 e con fede incrollabile e tenace valore condusse ininterrotta ed asprissima per 41 mesi, è vinta. La gigantesca battaglia ingaggiata il 24 dello scorso ottobre ed alla quale prendevano parte cinquantuno divisioni italiane, tre britanniche, due francesi, una cecoslovacca ed un reggimento americano, contro settantatré divisioni austroungariche, è finita. La fulminea e arditissima avanzata del XXIX Corpo d’Armata su Trento, sbarrando le vie della ritirata alle armate nemiche del Trentino, travolte ad occidente dalle truppe della VII armata e ad oriente da quelle della I, VI e IV, ha determinato ieri lo sfacelo totale della fronte avversaria. Dal Brenta al Torre l’irresistibile slancio della XII, della VIII, della X armata e delle divisioni di cavalleria, ricaccia sempre più indietro il nemico fuggente. Nella pianura, S.A.R. il Duca d’Aosta avanza rapidamente alla testa della sua invitta III armata, anelante di ritornare sulle posizioni da essa già vittoriosamente conquistate, che mai aveva perdute. L’Esercito Austro-Ungarico è annientato: esso ha subito perdite gravissime nell’accanita resistenza dei primi giorni e nell’inseguimento ha perduto quantità ingentissime di materiale di ogni sorta e pressoché per intero i suoi magazzini e i depositi. Ha lasciato finora nelle nostre mani circa trecentomila prigionieri con interi stati maggiori e non meno di cinquemila cannoni. I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli che avevano discese con orgogliosa sicurezza.

Armando Diaz, comandante supremo del Regio Esercito

Leggi l'articolo originale su TPI.it
Mostra tutto
Exit mobile version