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    Feltri contro Salvini sulla crisi di governo: “Pirlacchione, si è fatto infinocchiare”

    Vittorio Feltri e Matteo Salvini

    Il direttore di Libero commenta i risvolti della crisi di governo

    Di Veronica Di Benedetto Montaccini
    Pubblicato il 17 Ago. 2019 alle 12:10 Aggiornato il 17 Ago. 2019 alle 12:10

    Feltri contro Salvini: “Pirlacchione, si è fatto infinocchiare”

    Vittorio Feltri, direttore del quotidiano Libero, ha scritto un editoriale in cui si scaglia contro il vicepremier leghista Matteo Salvini e contesta il modo in cui è stata affrontata la crisi di governo.

    Feltri, normalmente schierato dalla parte di Salvini, osserva tuttavia nel suo articolo che la situazione di crisi “voluta dal ministro in solitaria” sta mettendo in ginocchio l’Italia e il vice premier leghista ha perso al momento il polso della situazione.

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    Vittorio Feltri è molto duro nei confronti del leader della Lega: “Salvini si è comportato, stranamente, da pirlacchione facendosi infinocchiare come un principiante. Dispiace dirlo, visto che lo stimo, però stavolta si è fatto turlupinare dai vecchi lupi della partitocrazia. Ora egli ha a disposizione soltanto una carta: rimangiarsi la sfiducia a Conte e continuare a governare con i ciula gialli. Poi si vedrà”.

    L’editoriale è scritto con toni pungenti: “In Emilia e in Romagna si dice saggiamente che l’ ora del coglione piglia tutti. Gli uomini sbagliano e quelli che ammettono i propri errori ne dimezzano la gravità. Mi pare quindi che a Salvini convenga riconoscere di aver calpestato una buccia di banana allorché ha deciso di aprire la crisi di governo al buio, mandando al diavolo il premier Conte, chiedendone la sfiducia, e i grillini con i quali bene o male ha collaborato per oltre un anno”.

    Poi, il direttore del quotidiano Libero se la prende con i progressisti che “per mesi avevano dichiarato pubblicamente: piuttosto che allearci con i grillini ci spariamo. Ma erano chiacchiere a cui il Matteo lombardo aveva ingenuamente creduto”.

    Feltri ricorda che quello che conta sono i numeri in Parlamento: Di Maio ha il 33 per cento dei deputati e dei senatori, mentre Salvini ha solamente il 17. “E chi pensa che i partiti siano fedeli agli ideali (di cui sono privi) più che alle poltrone da cui si gestisce il potere sono è un povero pirlacchione”, incalza il giornalista.

    Ora Salvini ha a disposizione soltanto una carta, secondo Feltri: “Rimangiarsi la sfiducia a Conte e continuare a governare con i ciula gialli”.

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